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Forze armate, un presente e un futuro sempre più incerti PDF Stampa E-mail
La sapiente analisi ed il lucido approfondimento a cui ci ha abituato Giovanni Martinellii ci torna particolarmente utile per descrivere con oggettività la fase di attuale confusione istituzionale in cui le Forze Armate sono state coinvolte con i provvedimenti adottati dal Governo nel tentativo di affrontare l'ennesima emergenza nazionale. Ci compiace evidenziare la sostanziale identità di vedute con le argomentazioni di un accorto ed apprezzato analista qual 'è Martinelli e le posizioni sostenute da AMID ribadite recentemente in occasione dei decreti adottati dal Governo per l'emergenza dei rifiuti e della sicurezza.

Sono passati solo

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

pochi giorni dall'insediamento del nuovo Governo e, nonostante il breve lasso di tempo trascorso, gli spunti per ragionare sulle politiche di sicurezza e di difesa non mancano di certo, soprattutto se si vuole andare al di là di un'analisi semplicistica di alcuni dei provvedimenti presi.

Esaurito velocemente, vista la poca attenzione ricevuta, il tema delle missioni all'estero ricordando come siano rientrati alcuni propositi bellicosi circa la missione Unifil in Libano, che non vedrà alcuna modifica delle regole d'ingaggio, e con qualche iniziale apertura - peraltro da verificare nei fatti - circa la possibilità di una revisione dei ‘caveat' per le nostre truppe impegnate nella missione ISAF in Afghanistan, ben più movimentato si presenta il fronte interno. Quel settore cioè che, a cose normali, non dovrebbe riguardare in alcun modo le nostre Forze armate.

E invece accade che sia sul tema della sicurezza che su quello dei rifiuti in Campania stia prendendo corpo una strisciante - ma neanche troppo - militarizzazione di tali problemi. Nel secondo caso essa è più evidente visto che all'attuale impiego di reparti del genio dell'Esercito nella raccolta dei rifiuti stessi, si aggiunge adesso anche il loro stoccaggio in siti che verranno considerati aree di interesse strategico nazionale, quindi zone che saranno protette anche con il concorso dei militari. Nonostante il carattere temporaneo di tale misura, poiché il tutto dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) rientrare nel giro di alcuni mesi, ciò nonostante la creazione di un simile precedente non è certo positiva.

Sul primo versante invece, quello della sicurezza, la situazione è ancora più complessa; la proposta del ministro della Difesa, avanzata in occasione del recente consiglio dei Ministri svoltosi a Napoli, di creare pattuglie di quartiere comprendenti un poliziotto, un carabiniere, un vigile urbano e un militare, non è stata approvata. Esiste tuttavia il rischio, più che concreto, che essa possa tornare quanto prima all'attenzione del Governo, in quanto fortemente sponsorizzata proprio dall'attuale titolare del dicastero della Difesa. Una proposta che, anche volendo prescindere dalle sia pur fondamentali considerazioni di carattere giuridico circa l'impiego di militari in compiti di polizia all'interno dei confini nazionali e da quelle di natura pratica derivanti dal far operare insieme quattro figure professionali così diverse, continua a lasciare perplessi per ben altre ragioni.

Per essere più chiari, il problema è che, alla base di entrambi gli interventi richiesti ai nostri militari, si riscontra ancora una volta la più completa mancanza di un'esatta e chiara comprensione del ruolo che le Forze armate dovrebbero ricoprire in una democrazia moderna nonché matura. Ebbene, spiace dover osservare come tale comprensione stenti ancora a farsi largo in gran parte del Paese; nella classe politica così come tra mezzi d'informazione e, di conseguenza, nell'opinione pubblica pressoché al completo.

Quando nel 2000 il Parlamento approvò la legge 331 che sospendeva il servizio di leva obbligatorio in favore di uno volontario e professionale, uno dei principi ispiratori di tale modifica fu rappresentato dalla necessità di arrivare all'allestimento di uno strumento militare moderno ed efficiente, che fosse in grado di assolvere al meglio i compiti principali che gli venivano chiesti: assicurare la difesa del Paese e fornire un contributo adeguato alla gestione della sicurezza collettiva nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte.

Sono trascorsi quasi otto anni ma in realtà non sembra essere passato un solo giorno; le Forze armate continuano a essere viste nella stessa identica maniera in cui erano viste ai tempi della leva obbligatoria: quel grande serbatoio di manovalanza a basso costo da utilizzare alla bisogna. Complice anche la vulgata popolare che vedeva in essa un anno sprecato, quale miglior modo di riabilitarne il significato mandando i militari in soccorso della popolazione colpita da una qualche calamità naturale (alle quali si sono aggiunte quelle create dall'uomo, come per i rifiuti), inviandoli, a seguito della periodica emergenza criminalità, in quelle regioni d'Italia maggiormente in difficoltà o, ancora, per far attraversare la strada a qualche simpatica vecchietta.

Quei tempi e quelle modalità d'impiego, con quella riforma delle Forze Armate, dovevano essere finiti da un pezzo; al nostro strumento militare, ridimensionato nella quantità ma teoricamente migliorato in termini qualitativi, non dovevano più competere - se non in casi di assoluta e autentica emergenza - certi tipi di impegni. E questo anche perché nel frattempo si doveva procedere al rafforzamento di altre strutture dello Stato, più correttamente preposte all'assolvimento di compiti specifici.

Invece, al di là della vicenda dei rifiuti in Campania che pure rappresenta un fallimento sia del Governo centrale sia delle istituzioni locali ma anche di alcune di quelle strutture di cui si parlava sopra, ciò che per certi versi inquieta ancora di più è il versante sicurezza interna. E qui, a essere sotto accusa è l'intero comparto a esso destinato e caratterizzato dalla più alta densità di rappresentanti delle forze dell'ordine di tutta Europa nonché da una pletora di corpi di polizia nazionali a diverso ordinamento (senza dimenticare quelli locali, ancor più numerosi) che poi tendono a svolgere indistintamente più o meno gli stessi compiti. La logica imporrebbe che si procedesse a un drastico processo di ristrutturazione, tale da condurre a un maggior coordinamento e/o una più spiccata specializzazione. Ciò a cui si assiste invece è una continua espansione degli organici con risultati che, nonostante le ingenti risorse assegnate e soprattutto il gran numero di uomini impegnati, non possono certo essere definiti positivi vista la scarsa integrazione. In questo quadro, la richiesta di un ulteriore sforzo alle Forze Armate appare - oggettivamente - paradossale.

Una situazione dunque a dir poco strana quella in cui si trovano i nostri militari; alle prese con l'incalzante retorica delle "missioni di pace svolta da soldati di pace", stretti tra "mondezza" e "pattuglioni", e soprattutto tra chi non riconosce loro, se non in maniera marginale, un ruolo per il Paese e chi, pur intuendone l'importanza, non è in grado di comprenderne appieno la sua portata. E così, mentre all'orizzonte si profilano già i primi tagli al bilancio della Difesa, torna a rafforzarsi la convinzione in base alla quale pur cambiando i Governi e i Parlamenti, nulla muta perché, vale la pena di ripeterlo e sottolinearlo ancora una volta, si continua a non capire cosa debbano realmente fare le Forze Armate italiane. Se non il classico "tappabuchi" da utilizzare nelle emergenze e al quale assegnare sempre e comunque la minor quantità di risorse possibile.

E così mentre in tutto il mondo si parla dei processi di Transformation, di concetti come Network Centric Warfare ed Effect Based Operations, di minacce asimmetriche e di 4th Generation Warfare, alle Forze Armate italiane non resta che continuare a vivere alla giornata, senza che la politica, e con essa il Paese tutto, siano in grado di assicurare una visione strategica di più lungo periodo, un impiego consono a quelli che dovrebbero essere i loro compiti e un flusso di risorse adeguato; in sintesi, un presente - ma soprattutto un futuro - sempre più incerti.

(di Giovanni Martinelli da Pagine di Difesa)

 

 
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