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La rivisitazione = riduzione delle Forze Armate: quali conseguenze? PDF Stampa E-mail
Rispetto alla «rivisitazione» del modello Difesa, che sottintendeva il taglio della componente umana, il Consiglio di Difesa si è riservato di esaminarla in modo più approfondito in occasione della prossima riunione, fissata per il giorno 2 luglio 2007.
Nell’ambito della discussione è stato sottolineata la «necessità di definire esattamente il rapporto tra gli impegni operativi assunti e da assumere e le risorse di bilancio a disposizione, mirando a un razionale equilibrio e a una migliore qualità della spesa».

Da una prima analisi dello scarno comunicato emanato dal Consiglio Superiore di Difesa sembrerebbe quasi una pausa di riflessione rispetto al nuovo piano di assesto delle Forse Armate paventato dalle dichiarazione rilasciate dai responsabili della "funzione" Difesa nelle recenti audizioni parlamentari.

Ad ogni modo AMID ritiene che, per la portata delle possibili scelte da adottare e le conseguenti ripercussioni per il personale militare, sia necessario che il dibattito continui e venga approfondito con il contributo di tutti, cercando di delineare il prevedibile scenario evolutivo delle Forze Armate italiane se la paventata "rivisitazione" dovesse essere realizzata.

Cominciamo con l'analisi di alcune dichiarazioni circolate recentemente negli ambienti politico - militari di cui si ha notizia.

A seguito del taglio dei fondi dovuti alla ultime finanziarie è necessario intervenire riducendo il personale. Un programma definito «indifferibile e ineludibile»  dall’ammiraglio Di Paola, capo di Stato maggiore della Difesa annunciando la «rivisitazione» di tutte le forze armate. La nuova struttura punterebbe a a razionalizzare meglio i contributi stanziati dai governi. Ad esempio l'ultima Finanziaria ha disposto per la Difesa 14,5 miliardi con un incremento minimo rispetto all’anno precedente ma comunque ritenuto insufficiente a fronte di un fabbisogno presunto di 20 miliardi. La ristrutturazione punterebbe, quindi, a recuperare almeno sei miliardi di euro con un piano che prevederebbe un taglio di trentamila militari e la chiusura di 85 caserme. La forbice colpirà in particolare l’Esercito e buona parte dei quadri intermedi delle tre armi. I Carabinieri, per ora, sembrerebbe esclusi dai tagli così come i reparti delle Forze Armate ad alta specializzazione.
La «rivisitazione» prevista si dovrebbe articolare in tre parti.:
  1. una nuova struttura sul modello dello «Stato Maggiore Difesa» per coordinare a livello operativo e con «maggiore razionalizzazione» il lavoro che ora viene espletato dai tre Stati Maggiori di Forza Armata;
  2. una struttura interamente dedicata alle operazioni fuori area nei teatro operativi esteri;
  3. l’ottimizzazione delle risorse umane.
Il punto maggiormente controverso è proprio questo. Il nuovo modello di Difesa italiano prevederebbe, a differenza di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e Gran Bretagna, un maggiore ricorso a mezzi tecnologici penalizzando la componente umana. Quindi i fondi disponibili sarebbero spesi per l’acquisizione di strumenti all’avanguardia ma non idonei per l’impiego nelle missioni internazionali dove si sta riscontrando sempre più necessario l'impiego delle truppe di terra.

Attualmente abbiamo un modello che si basa su 190 mila militari. L’esubero del personale non è riscontrabile nel numero complessivo degli arruolati ma nella consistenza dei singoli ruoli che risulta squilibrata perchè evidenzia un eccedenza dei ruoli Marescialli e Ufficiali superiori ed una carenza dei ruoli Sergenti e Ufficiali inferiori a seguitodella recente ristrutturazione (appena realizzata) e del conseguente "Riordino delle Carriere"  (tra l'altro non ancora risolto definitivamente) che prevede il riequilibrio dei ruoli nell'arco di un transitorio previsto fino al 2021.

Cambiare in corsa un modello progammato nell'arco di decine di anni non è cosa facile e neanche immediata, quindi se si dovesse persistere nella "rivisitazione = riduzione" del personale sarà necessario prevedere, approvare e finanziare un apposito programma di esodo agevolato e/o ricollocamento in altre istituzioni che per la sua complessità rischia di bloccare la partenza del nuovo modello.
Il taglio di 30 mila militari nell’Esercito di fatto farebbe abortire la forte di domanda di arruolamenti registrata con la trasformazione professionale delle Forze Armate. Verrebbero così mortificate le aspettative di tanti giovani che intravedevano nell’accesso alla carriera militare la possibilità di costruire un futuro lavorativo ed aderire ad un progetto di impiego a favore della collettività non solo nazionale ma internazionale. Analogamente, si dovranno significativamente ridurre i «trattenimenti» in servizio, ingenerando un vero e proprio «precariato» giovanile (già riscontrabile) oltre a «frustrazione» e profonda sfiducia nelle istituzioni.
La contrazione delle Forze armate provocherà pesanti riverberi sulle possibilità occupazionali di aree economicamente depresse come la Puglia, la Calabria, la Campania, la Sicilia, che intravedevano nell’accesso alla carriera militare la possibilità di ingresso nel mondo lavorativo.

Inoltre la riduzione della componente umana delle Forze Armate a favore del rinnovo tecnologico degli armamenti rischia di diventare un boomerang per le risorse dello Stato. Infatti i mezzi di alta tecnologia come portaerei e caccia supersonici se poi non vengono utilizzati ( vedi quanto accade per l’invio di jet in Afghanistan) comporta solo consistenti esborsi di denaro per la loro manutenzione. L’obiettivo sbandierato della ristrutturazione è quello di non vanificare i risultati raggiunti in professionalità ed efficienza ma le premesse non lasciano spazio a prospettive migliori.

In qualche occasione non abbiamo condiviso alcune considerazioni del senatore Sergio Di Gregorio, presidente della Commissione Difesa del Senato, ma ci corre l'obbligo di considerare significativa la sua l'intervista rilasciata dopo aver ascoltato i Capi di Stato Maggiore ed i  responsabili dell’industria nazionale degli armamenti in merito all'attuazione del nuovo nodello di Difesa. Ecco il suo grido di all’allarme:
«E' evidente che rispetto a una contrazione delle risorse qualcuno doveva inventarsi una riforma del modello che tuttavia crea più criticità di quanto non si immagini adesso. Sarà un problema avviare all'esodo i marescialli in età perchè ci vorranno le risorse per farlo. Ci vorranno altre risorse per riformare il sistema. e tutto ciò per la sproporzione del metodo di investimento economico che ha previsto investimento economico che ha previsto 13mila miliardi di vecchie lire sull'industria della difesa e non ha voluto puntare sui giovani, sugli arruolamenti dei volontari, sul rafforzamento del modello esistente. Sarebbe bastato tagliare poche lire».
Vuol dire che le lobby dell'industria abbia influenzato queste scelte?
«Certo perchè i militari stanno scontando l'aggressività dell'investimento fatto sull'industria a fronte dell'investimento fatto sugli uomini che è la cosa principale rispetto al modello a 190mila (numero di militari delle tre forze armate attualmente in servizio ndr) noi avevano il dovere di sostenere quella programmazione di non sottoporla a scossoni perchè non è detto che revisionare il modello a 190mila costi meno che sostenere quel modello».
In che modo?
«Perchè quel modello rappresentava un'opportunità di lavoro per i giovani e rispetto al quale bisognava pensare a far sì che non aumentasse la fascia di precarietà. Così aumenta la precarietà. Cacciamo via giovani che sono stati professionalizzati che si sono dimostrati una risorsa importante. Dobbiamo investire e trovare soldi per l'esodo del personale in età. Dobbiamo spendere nuove risorse e imponenti per gestire questa revisione quanto sarebbe bastato parametrare l'investimento complessivo sulla Difesa in direzione degli uomini e non dei mezzi. Se non abbiamo i carburanti se non abbiamo le manutenzioni perchè puntare per forza sulle esigenze dell'industria e non valorizzare quelle dell'ordinario».
Alcuni erano progetti degli anni ottanta....
«Guardi erano piani già realizzati che quindi dovevano sostenere nello sviluppo dell'ordinarietà. Ho idea che questa revisione del modello creerà grande criticità. Grande pathos tra le organizzazioni di rappresentanza Cocer e Cobar e che si svilupperà una piccola rivolta interna che metterà in subbuglio le Forze Armate su obiettivi che ancora adesso appaiono confusi quando sarebbe bastato indirizzare le risorse verso un'equa divisione tra l'investimento e l'esercizio cioè l'ordinaria amministrazione che avrebbe consentito di mantenere immutato il modello a 190mila».

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
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