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Una legge Finanziaria che scontenta tutti, anche quelli che l’hanno proposta. PDF Stampa E-mail

Una legge Finanziaria che scontenta tutti, anche quelli che l’hanno proposta.

Nel prendere spunto dalla recente notizia di un sondaggio che accrediterebbe il governo in carica di un forte calo di consensi, proviamo a dare una nostra interpretazione (interessata) sulle ragioni che hanno inciso nel repentino cambiamento di opinione di un elettorato che, dopo appena pochi mesi dall’insediamento, esprime già un duro giudizio sull’operato dell’esecutivo.

E’ indubbio che la situazione ereditata dal precedente governo non abbia aiutato Prodi ed i suoi ministri costretti a mettere in piedi una legge finanziaria di oltre 34 miliardi di euro per tentare di risanare il disavanzo pubblico e rientrare nei parametri imposti dalla Comunità Europea.

Purtroppo i conti del Paese lasciati in eredità da Berlusconi sono una pesante realtà e l’attuale governo è costretto, in ogni caso, ad avviare il recupero; ma l’aver sposato la tesi di voler rientrare subito con una maxi manovra finanziaria è, secondo noi, un pesante errore politico che comporta ovvie ripercussioni nel consenso elettorale.

Peraltro visto che i massimi organismi monetari internazionali, tra cui anche la Commissione Economica Europea, sono stati in passato molto “indulgenti e comprensivi” con il passato Governo di centro destra, non si capisce perché oggi ci si debba far carico anche dei loro errori di valutazione accogliendo le loro “raccomandazioni” di rientrare nei parametri comunitari in un solo anno.

Del resto anche altri paesi come la Germania e la Francia in passato hanno chiesto ed ottenuto di poter spalmare in più anni il loro rientro nei parametri della Comunità Europea garantendo il conseguimento del risultato ma senza asfissiare i loro contribuenti con gli effetti di una pesantissima manovra economica in un solo anno.

La scelta del Governo Prodi di voler affrontare questa questione politica con l’ottica di privilegiare la garanzia di stabilità ed affidabilità per i mercati e gli organismi monetari internazionali, non può essere condannata tecnicamente, ma lo è dal punto di vista politico sociale perché la realizzazione di una manovra economica di tale portata ha comportato l’adozione di una serie di provvedimenti impopolari con sensibili ripercussioni nelle tasche dei contribuenti.

Quindi oggi il Governo Prodi si trova nell’assurda condizione di aver avviato, ad esempio, la riforma della politica fiscale, con lo scopo di renderla più giusta ed equilibrata rispetto agli scompensi introdotti dal precedente Governo, senza riceverne alcun riscontro positivo il che è comprensibile se derivante dallo scontento delle categorie intaccate nei loro privilegi, ma non lo è invece da parte dell’elettorato di centro sinistra che invece avrebbe dovuto compiacersi per l’attuazione dei principi economici previsti dal programma elettorale a cui hanno dato la loro fiducia.

Questo significa, purtroppo, che la legge finanziaria proposta va ad incidere ancora una volta ed in gran parte sulla politica dei redditi dei lavoratori dipendenti da cui ne consegue il calo dei consensi per il Governo Prodi che, rendendosene conto, cerca di recuperare promettendo di compensare la situazione con le manovre finanziarie dei prossimi anni, se riuscirà ad arrivare fino al termine della legislatura.

Ad onor del vero c’è da dire che il Governo in carica ha avuto l’ulteriore difficoltà di aver vinto con un margine di voti minimo che, abbinato alla pessima legge elettorale confezionata per l’occasione dai consiglieri di Berlusconi, ha comportato:

Ø la determinazione di una contrastata e risicata maggioranza al Senato;

Ø l’elezione di una classe parlamentare in gran parte slegata dal vincolo elettorale;

Ø una eccessiva poliedricità della coalizzazione elettorale vincente.

Vista la complessità di dover contare su una siffatta maggioranza e, mettiamoci pure lo scarso confronto con un’opposizione praticamente allo sbando perché alle prese con una seria problematica di leadership, sarebbe stato difficile per chiunque governare al meglio delle aspettative di un elettorato in attesa da anni di risolvere le tante e complesse problematiche strutturali che gravano sul nostro sistema Paese.

Pertanto, pur essendo disposti a riconoscere ovvi motivi di comprensione per le difficoltà riscontrate dal Governo in carica, a nostro avviso non lo si può giustificare a pieno perché avrebbe fatto meglio a consolidare il suo consenso politico di cui non può fare a meno se vuole realizzare un programma di governo quanto mai condiviso e rispettoso delle aspettative della maggioranza dei cittadini e quantomeno di quelli che l’hanno votato!

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