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Afghanistan, ieri i funerali del caporal maggiore Cardella, resta grave l'altro alpino PDF Stampa E-mail

Afghanistan, ieri i funerali del caporal maggiore Cardella, resta grave l'altro alpino

Si sono svolti ieri i funerali del caporal maggiore Vincenzo Cardella, il secondo militare morto in seguito allo scoppio di un ordigno a sud di Kabul martedì scorso dopo il caporal maggiore capo Giorgio Langella.

Restano gravi, intanto, le condizioni del maresciallo Francesco Cirmi - 30 anni, di Bologna - che in seguito all'attentato ha riportato un forte trauma facciale ed è ricoverato nel reparto di terapia intensiva del Policlinico militare Celio, a Roma.

Dopo la sosta nella camera ardente del Celio la salma del Cardella, morto a 23 anni per un'insufficienza respiratoria acuta conseguente alle lesioni subite, è stata portata a San Prisco, in provincia di Caserta, dove i funerali sono stati officiati nella Chiesa Madre dall'arcivescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino.

I funerali di Langella si sono svolti venerdì scorso a Cuneo, sede del 2° Reggimento alpini a cui appartenevano sia lui che Cardella e Cirmi.

A uccidere Langella - che aveva 31 anni - e Cardella, mentre erano impegnati in una normale attività di pattuglia nell'area di competenza italiana, sarebbe stato un ordigno improvvisato probabilmente azionato da un comando a distanza. L'attentato è stato rivendicato dai talebani.

Nell'attacco sono rimasti feriti in modo lieve altri tre alpini, tra cui una donna.

Con questo episodio è salito a quattro il numero dei militari italiani uccisi in Afghanistan in attentati, dopo i due morti a causa di un ordigno il 5 maggio scorso, sempre vicino a Kabul.

Altri quattro hanno perso la vita in incidenti, l'ultimo dei quali, il 20 settembre, è costato la vita a Giuseppe Orlando.

L'ennesimo evento luttuoso in Afghanistan ha spinto una parte della maggioranza di sinistra a rinnovare l'appello perché il governo discuta in parlamento un disimpegno rapido del contingente italiano dal Paese, mettendo in discussione il fatto che la missione di cui fanno parte le truppe italiane abbia ancora come unico fine il mantenimento della pace.

Il ministro della Difesa Arturo Parisi ha auspicato che l'Italia continui a mantenere un ruolo attivo "per la protezione della pace".

Il Parlamento ha finanziato la missione italiana nel Paese fino al 31 dicembre di quest'anno, autorizzando la presenza di 1.938 militari.

A oggi sono circa 1.800 i militari italiani impegnati, tra Kabul e la zona occidentale di Herat, nella missione Isaf a guida Nato.

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