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Intervento del Presidente di AMID al convegno di Genova PDF Stampa E-mail

Intervento del Presidente dell’Associazione per i Militari Democratici

Vincenzo FRALLICCIARDI

Saluto i partecipanti di questo convegno unitamente ai rappresentanti delle Forze Politiche e Sociali intervenute ed in particolare l’on. Roberta PINOTTI Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati.

Ringrazio gli organizzatori ed in particolare lo SPI CGIL, la CGIL Liguria, la CGIL Ufficio Sicurezza e Legalità di Genova; un particolare apprezzamento al lavoro solerte e prezioso di Antonio MOLARI che ci ha guidato in tutte le fasi dell’organizzazione.

Innanzi tutto mi presento sono il presidente di AMID una associazione nata nel 2000 sulla base di precedenti esperienze nei movimenti democratici dei militari che risalgono fin dagli anni ’70.

Le finalità associative di AMID afferiscono alla solidarietà tra i soci, l’offerta di servizi e di consulenze gratuite per i cittadini, la garanzia di una corretta e qualificata informazione tramite il sito www.amid.it e la rivista “3D: Difesa, Diritti e Democrazia”.

Lo scopo principale di AMID è quello di promuovere e partecipare al dibattito politico sociale sulle esigenze di tutela e di democrazia nelle Forze Armate italiane.

In tale ambito intratteniamo proficui rapporti di collaborazione con istituzioni, forze politiche e sociali nonché movimenti democratici di cittadini.

A titolo di esempio, particolarmente importante è stato il ruolo e l’iniziativa che abbiamo avuto in occasione della battaglia democratica realizzata e vinta contro la riforma dei codici militari che aveva mente di attuare il governo Berlusconi e la sua maggioranza di centro destra.

In quella occasione siamo stati tra i primi a denunciare i pesanti rischi per la democrazia delle istituzioni, l’informazione e la stessa giustizia militare.

A questo convegno sono stato invitato a trattare l’argomento “Rappresentanza Militare e la Democrazia nelle Forze Armate”. Naturalmente non posso esimermi dal trattare anche il diritto all’associazionismo socio professionale del personale militare.

A tal riguardo ricordo che AMID è stata l’unica associazione che si è opposta alla circolare dell’allora Ministro della Difesa Martino che l’aveva emanata per ostacolare ancora di più tutte le forme di associazionismo cui potessero partecipare i cittadini militari arrivando a dichiarare illegittime persino quelle costituite insieme ai civili.

AMID si oppose a tale presunzione e presentò ricorso TAR del Lazio che ne accolse le motivazioni sanzionando il diritto ad esistere delle Associazioni costituite in data antecedente all’emanazione della circolare.

Quindi la situazione attuale vede l’esistenza di alcune associazioni, tra cui AMID, alle quali aderisce personale militare ma non in maniera esclusiva in quanto il carattere professionale e/o sindacale è esplicitamente vietato dall’articolo 8 della legge 382/78 la stessa che ha istituito la Rappresentanza Militare.

Come si vede il diritto di associazione a carattere professionale è direttamente collegato con l’istituto della Rappresentanza Militare la quale ne avrebbe dovuto costituire in qualche modo un surrogato, una sorta di sindacato interno ben canalizzato nell’amministrazione difesa.

In effetti se si ritorna indietro ai tempi dell’approvazione da parte del Parlamento della legge 382/78, fortemente sollecitata dai movimenti democratici del personale militare all’epoca molto attivi, il dibattito vide contrapposto tra chi chiedeva aperture democratiche (il personale militare) e chi si opponeva (Stati Maggiori) e fu sbloccato dalla mediazione parlamentare che istituì la Rappresentanza Militare concedendo pochissimi spazi e ben circoscritti.

Fin dall’inizio per tutti coloro che si erano battuti per l’affermazione di diritti di auto tutela fu chiara l’inadeguatezza dello strumento legislativo; ma la consapevolezza dello scontro in atto ed il rispetto per il Parlamento, determinò il consenso per accettare la sperimentazione sul campo dei limiti dell’istituto della R.M. che, a distanza di 26 anni, sono sempre gli stessi:

Ø presidenza gerarchica dei consigli attribuita al delegato più elevato in grado

Ø materie e competenze dei Consigli limitate e inadeguate

Ø effettivo ruolo negoziale inesistente

Ø concertazione decentrata non prevista

Ø pesanti limitazioni al mandato dei delegati e carenza di tutela

Ø mancanza di autonomia organizzativa

Ø carenza d’informazione e di collegamenti tra i consigli di vario livello

Ø conflitti di competenze e complessità di rapporti con i comandi corrispondenti

Ø burocratizzazione delle relazioni tra i consigli ed i comandi corrispondenti

Ø sistema elettorale inadeguato per rappresentatività, scelta dei delegati, propaganda e

programmi di mandato

Ø relazioni esterne pressoché inesistenti

Ø assenza del vincolo di mandato

Ø confusione di ruolo tra la R.M. e gli Stati Maggiori sulla titolarità della funzione

rappresentativa nonché sul ruolo di consulenza tecnica da espletare sia a favore della

R.M. sia per il Governo.

Risulta evidente che l’istituto della la Rappresentanza Militare, gravato di tanti e tali limitazioni, non sia in grado di assolvere al compito fondamentale di realizzare una tutela efficace degli interessi diffusi del personale militare.

Questo al di la della buona volontà e della capacità dei delegati considerato che con l’attuale sistema elettorale è praticamente impossibile evidenziare la bontà di una candidatura ed il filone di pensiero in cui essa si colloca.

Attenzione che questo problema non ha soltanto risvolti interni all’amministrazione della Difesa, in quanto non adeguato a rappresentare gli interessi ed i diritti del personale militare, ma ha anche una importante valenza istituzionale sul tasso di democraticità delle Forze Armate.

A questo punto è necessaria una riflessione sulla recente riforma che ha “sospeso” il servizio obbligatorio di leva istituendo, di fatto, un arruolamento esclusivamente professionale.

Questa decisione, che ha visto d’accordo tutte le posizioni politiche, di per sé può essere condivisibile per tutta una serie di ragioni; ma a nostro avviso ha trascurato quelle che sono le naturali conseguenze di un’alterazione degli equilibri democratici previsti, anche in questo caso, dalla nostra tanto vituperata Costituzione.

La presenza continua del contingente di leva nelle Forze Armate ha assicurato per anni una continua osmosi democratica con la società civile cosa che è venuta improvvisamente meno con la sospensione della leva.

A nostro avviso alla riforma che ha sospeso la leva nelle Forze Armate, avrebbe dovuto seguire una misura compensatrice capace di assicurare il tasso di democraticità di un esercito basato esclusivamente su professionisti.

Questo provvedimento è divenuto ancora di più una necessità quando si è inteso accentuare l’impiego delle Forze Armate quale strumento di concorso della politica estera italiana nelle missioni internazionali pace e, pertanto, il personale militare si è trovato a difendere la democrazia e la giustizia di popoli e terre lontane senza poter esercitare pianamente i propri diritti democratici.

Ci riferiamo al diritto di associazione socio professionale e quindi al diritto di auto tutela dei propri interessi di categoria.

Questa condizione di disagio è ancor più evidenziata dal distacco che emerge dal confronto con i paesi europei dalle democrazie più avanzate che hanno dimostrato nel tempo come un ordinamento pienamente democratico delle Forze Armate, che tenga anche conto dei legittimi interessi del personale militare, non inficia anzi ne valorizza l’efficienza e la concordia tra le varie categorie.

L’esperienza europea evidenzia gli ottimi risultati ottenuti dalle Forze Armate su base professionale che hanno potuto contare su sindacati ed associazioni del personale; a nostro avviso tale soluzione può è deve valere anche per le Forze Armate italiane.

Da tempo è in atto un dibattito politico sociale su questa esigenza di riforma ed AMID è in prima linea nella sua promozione coinvolgendo le forze politiche e sociali su tali temi.

Purtroppo la difficoltà di realizzare riforme in Italia e la contrapposizione delle forze conservatrici e di coloro che detengono il potere in maniera ingiustificata e prevaricatrice, hanno impedito di conseguire significativi risultati in materia.

Oggi però siamo arrivati ad un punto di svolta anche perché con il cambiamento del quadro politico sono stati assunti degli impegni per attuare le riforme ritenute necessarie per consentire anche al nostro Paese di ritornare ad essere allineato con le nazioni più avanzate del mondo occidentale.

Per ritornare alla Rappresentanza Militare, la recente e deludente tornata elettorale ha dimostrato ancora una volta i limiti e l’inadeguatezza dell’attuale sistema che, tra l’altro, con le piccole novità introdotte (rielezione e prolungamento del mandato) hanno persino limitato la possibilità di eleggere delegati che si potessero distinguere per coscienza socio professionale idonea a rappresentare gli interessi diffusi del personale militare.

Per noi di AMID è venuto il momento di dire basta! Non ci riconosciamo in questo strumento che continua a fornire alibi a comportamenti prevaricanti che preservano privilegi di casta senza porre in essere alcuna reale soluzione ai problemi strutturali di carriera, stato giuridico e retribuzione che affliggono la gran parte del personale militare.

Le aspettative politiche verso la nuova maggioranza di governo sono tante dopo aver provato la cocente delusione del governo e della maggioranza uscente che, dopo essersi definiti “amico dei militari”, ha fatto di tutto per non dimostrarlo con i fatti.

Naturalmente pur nella consapevolezza del delicato momento che sta attraversando il Paese, il “comparto difesa e sicurezza” non si aspetta di essere ulteriormente trascurato ed in particolare per ottenere quelle riforme che non costano o che costano poco per le quali ci si aspetta dei significativi segnali nella direzione giusta che è quella delle riforme a favore del personale.

Tra l’altro l’attuale maggioranza di governo si è assunta degli impegni elettorali nel suo programma di governo che non può fare a meno di onorare, pena la perdita della sua credibilità.

E’ venuto il momento di passare dalla fase delle parole a quella dei fatti avviando l’attuazione di quelle riforme democratiche che i cittadini militari stanno aspettando da tempo.

E’ necessario elevare il tasso di democrazia nelle istituzioni dello Stato e le recenti vicende all’attenzione delle cronache lo confermano sempre di più.

Le Forze Armate ed i Corpi di Polizia militari e civili raggiungeranno il massimo della trasparenza democratica quando tutto il personale militare sarà in grado di esercitare la democrazia dei propri diritti e doveri maturando quell’indispensabile coscienza professionale che spesso, finora, è mancata.

In tale ambito sarà fondamentale il ruolo che sapranno esercitare le forze politiche e sociali che dovranno avere la capacità di promuovere il processo democratico idoneo a superare le difficoltà e le incomprensioni del passato e cercare di proporsi con maggiore attenzione verso il mondo delle istituzioni dello Stato che fa capo al Comparto Difesa e Sicurezza e che non può più essere trascurato e abbandonato.

Spesso si è detto che le Forze Armate e le Forze di Polizia sono caratterizzate da una presenza prevalente di posizioni conservatrici, noi di AMID crediamo invece che tale sensazione sia da addebitare alla trascuratezza ed il disinteresse manifestato in passato dalle forze politiche e sociali progressiste.

E’ venuto il momento che le forze politiche e sociali più avanzate e sensibili, così come ha saputo fare la CGIL, si adoperino per recuperare e rimediare alle incomprensioni del passato facendosi carico dello sforzo di coordinare e meglio rappresentare le esigenze di riforma del comparto.

Negli ultimi anni l’Italia ha visto aumentare il gap della qualità della vita dei propri cittadini che l’allontanata dall’Europa in tanti campi.

Anche la condizione del personale militare italiano è molto lontana dagli standard di qualità raggiunti dai paesi europei più avanzati e per tale motivo che AMID si è assunta il forte impegno di aderire ad EUROMIL, l’organizzazione di 32 associazioni e sindacati militari che rappresentano 28 paesi europei, a cui partecipiamo attivamente intervenendo ai lavori dei due Presidium Meeting che si realizzano ogni anno.

L’auspicio è quello di raggiungere una sempre maggiore integrazione, riappropriandoci di quella vocazione europea che ci ha sempre caratterizzato e che ci appartiene.

Ci auguriamo che l’impegno di AMID in ambito nazionale ed europeo, assieme a quello dei tanti soggetti che condividono con noi questi valori, possa contribuire finalmente alla realizzazione di una stagione di riforme democratiche necessaria sia per il personale militare ma ancor più per le istituzioni dello Stato.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
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