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E’ ANCORA VALIDO IL MITO DEL FASCINO DELLA DIVISA? PDF Stampa E-mail

E’ ANCORA VALIDO IL MITO DEL FASCINO DELLA DIVISA?

Le difficoltà in cui versano i comparti difesa e sicurezza, che non possono più contare su rendite di posizione, sono ormai insopportabili.

E’ arrivato il momento di sensibilizzare l’attenzione delle forze politiche su un “manifesto elettorale di comparto” chiedendo l’assunzione di impegni non più rinviabili. L’impegno e la mobilitazione di tutto il personale è l’elemento essenziale per la riuscita dell’iniziativa.

Una volta c’era il mito dell’impiego statale magari nelle forze dell’ordine o nelle forze armate.

Oggi la situazione è molto diversa.

Prima si è perseguita la “privatizzazione del rapporto d’impiego pubblico” pensando di conseguire chissà quali benefici di efficienza e di miglioramenti economici.

Poi si è proceduto a tagliare l’organizzazione delle Forze Armate in modo indiscriminato in funzione dell’esigenza di “fare cassa” indipendentemente dai compiti da assolvere e dagli impegni internazionali assunti.

Il risultato attuale vede queste istituzioni dello Stato in profonda crisi d’identità con forti carenze dell’organizzazione e, quindi, dell’efficienza.

Tra l’altro la recente politica economica nazionale ha pesantemente colpito riducendolo il potere di acquisto delle retribuzioni del personale dei Comparti Difesa e Sicurezza in misura molto maggiore rispetto ai limitati aumenti concessi al settore.

La conseguenza di ciò ha comportato un aumento del malessere del personale che si è sommato a quello delle amministrazioni di cui ne fanno parte.

A tutto ciò si è aggiunta la delusione conseguente alle mancate riforme (Riordino dei Ruoli e delle Carriere) prima promesse e poi negate arrivando, ed è cronaca di questi giorni, a contrabbandare come una valida soluzione la legge delega, proposta dalla maggioranza di governo e predisposta dalle gerarchie, che riesce nella difficile impresa di aggravare la già pessima situazione attuale.

Insomma è stata realizzata una pesante e complessa ristrutturazione delle Forze Armate senza realizzare alcun provvedimento compensativo di transizione con il risultato di far gravare tutto il peso del disagio conseguente addosso al personale militare ed in particolare a quello dei gradi medio bassi.

Inoltre con la sospensione della leva e la conseguente professionalizzazione delle Forze Armate, si è accentuata una problematica ben conosciuta in tutti i paesi che adottano questo modello: il precariato.

A differenza però di quanto avviene in altri paesi, in Italia ancora non è stato ancora predisposto alcun provvedimento concreto che faciliti l’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi che arrivano a prestare fino a dieci anni come volontari nelle Forze Armate e da cui ne escono ormai adulti con grosse difficoltà di adattamento rispetto alle selettive esigenze richieste dal mercato.

Ma anche per il personale che ha superato il disagio del precariato non sono rose e fiori.

Le dure condizioni d’impiego, la ristrettezza delle risorse disponibili, la frustrazione di carriere sbarrate e l’insoddisfazione delle scarse retribuzioni, la perdita di tutti i benefit legati in qualche modo alla specificità dell’impiego, ha fatto ormai perdere molto del fascino di una professione svolta in divisa al servizio dello Stato.

Non parliamo poi delle limitazioni dei diritti che arrivano a privare il personale anche di quelli più essenziali, in netta controtendenza con l’evoluzione democratica consolidatasi da anni nei paesi europei più avanzati.

Insomma se la situazione non è proprio nera di sicuro si avvicina molto ed appare gravoso l’onere del prossimo governo che sarà chiamato, in maniera non più rinviabile, a dare qualche seria risposta ad un comparto dello Stato fin troppo trascurato ed ai limiti della sopportazione.

L’evidenza della situazione di crisi è facilmente riscontrabile nella guerra tra poveri in atto con la contesa delle limitate ed insufficienti risorse messe a disposizione di una sempre più grande pletora di contendenti: soldati, agenti, assistenti, volontari, sovrintendenti, sergenti, ispettori, marescialli, ufficiali direttivi e dirigenti, commissari, questori e prefetti tutti insieme a litigare per i pochi spiccioli messi a disposizione.

Non è possibile pensare di poter continuare in questo modo, pertanto è necessario che il prossimo Governo, insieme al nuovo Parlamento si faccia carico di queste esigenze complessivamente mediante l’adozione di misure straordinare quali:

· provvedimenti di esodo e mobilità analogamente a quanto adottato in passato per settori e comparti, pubblici e privati, in crisi;

· un riordino dei Ruoli e delle Carriere definitivo e generalizzato improntato a criteri di omogeneità e pariteticità per il personale di tutti i comparti, cancellando gli sbarramenti attuali e regolando i passaggi tra i vari Ruoli, prevedendo una separazione tra la carriera gerarchica e quella amministrativa. La filosofia deve essere pari opportunità per tutti con lo scopo di appagare chi si mette in discussione e non solo i soliti privilegiati, nell’interesse stesso delle amministrazioni che potranno contare sul personale più motivato selezionato con criteri di effettiva meritocrazia;

· Ridefinizione delle mansioni coerentemente con il grado rivestito ed il ruolo di appartenenza anche con la predisposizione di programmi di aggiornamento e riqualificazione professionale;

· Aggiornamento ed attualizzazione della normativa in vigore: stati giuridici, regolamenti di servizio, ecc;

· Conseguimento della massima trasparenza amministrativa nei rapporti di servizio a tutti i livelli;

· Diritto di associazione socio-professionale e contestuale revisione dell’attuale Rappresentanza Militare al fine di perseguire una effettiva, reale e concreta autotutela del personale militare;

· Predisposizione di una nuova concertazione, affidata ai soli rappresentanti del personale interessato, (con esclusione degli Stati Maggiori e dei Comandi Generali in quanto componente tecnica dei dicasteri interessati) con lo scopo di addivenire ad un accordo quadro per:

o il riordino delle retribuzioni (trattamento economico fondamentale ed accessorio) all’interno di una reale contrattazione primaria ed eventuale secondo livello;

o il riordino della previdenza, in particolare per il personale post riforma Dini, con la costituzione di Fondi Pensione chiusi con gestione ottimizzata dell’Amministrazione, improntati alla massima oculatezza e redditività;

o affidamento esclusivo ai rappresentanti del personale di tutte le competenze specifiche legate al benessere del personale;

o compartecipazione e coinvolgimento dei rappresentanti del personale anche nelle materie non di loro competenza specifica con lo scopo tendere al miglioramento qualitativo del servizio e, quindi, del prodotto “sicurezza”.

Quasi senza accorgerci abbiamo stilato un “manifesto elettorale” che riteniamo abbastanza completo delle problematiche del settore che da anni aspettano una soluzione dai governi di turno e dalla politica in generale.

Allora ci è venuta l’idea di sottoporre il “manifesto” all’attenzione delle forze politiche e sociali con l’intenzione, come è tradizione di AMID, di promuovere e favorire un dibattito politico culturale su questi temi troppo spesso trascurati dall’attenzione generale dei media.

Con questo scopo abbiamo deciso di mettere a disposizione il nostro sito www.amid.it per raccogliere le adesioni al “programma elettorale del comparto sicurezza” registrando gli impegni che le forze politiche e i singoli candidati ci faranno pervenire.

Naturalmente contiamo sul coinvolgimento dei nostri soci, lettori e simpatizzanti affinché sia realizzata la massima diffusione dell’iniziativa per la cui riuscita è necessario il coinvolgimento di tutti.

Vista la portata dei temi in discussione auspichiamo che anche le altre realtà associative, unitamente alle riviste di settore, condividano l'iniziativa facendosi parte dirigente per la sua riuscita.

Vincenzo Frallicciardi

Presidente dell’Associazione per i Militari Democratici

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