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Uranio impoverito intervista a D. Leggiero PDF Stampa E-mail

Oltre le popolazioni civili, schiere di militari deceduti e non solo italiani

STRAGE DI INNOCENTI

Fino ad ora 43 decessi e oltre 300 i malati a causa dell’Uranio Impoverito

 

<<Il problema è proprio sui civili: ammettere che esiste un caso uranio significherebbe ammettere delle omissioni di alcuni vertici militari>>

 

<<..l’utilizzo di proiettili all’U238 è vietato da una risoluzione dell’ONU del 1978. Gli americani non hanno sottoscritto quella risoluzione e fanno ciò che vogliono..>>

 

 

 

 

 

 

 

Qualche settimane fa Ezio Greggio a Striscia La Notizia presentò al pubblico, nel piccolo spazio dedito alla cultura, il libro scritto da Domenico Leggiero, uno dei responsabili dell’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Personale delle Forze Armate, “STORIA DI UN’ITALIA IMPOVERITA”. Il libro che ha già riscosso un ampio riscontro commerciale nelle librerie per i temi delicatissimi che tratta: l’impiego dell’Uranio 238 o più conosciuto come uranio impoverito e storie di morte, rabbia, disinformazione, menzogne e bugie di Stato. E’ una delle storie più pericolose di quest’ultimi anni. Domenico Leggiero è un-ex pilota dell’Esercito Italiano (Maresciallo Capo) che da molti anni è salito alla ribalta televisiva e della stampa nazionale sempre per denunciare le problematiche e le sofferenze dei soldati italiani e delle loro famiglie, soprattutto di quanti nelle missioni all’estero si ammalano e poi muoiono. Leggiero è anche colui che ha consegnato a RAI3 i filmati andati in onda prima della fine del 2005 e che erano stati girati da alcuni carabinieri e soldati durante la “battaglia dei due ponti” a Nassirya in Iraq. Filmati che hanno fatto il giro completo dell’etere e che hanno scatenato non poco putiferio. Ho incontrato Leggiero dopo aver letto il suo libro e vissuto emotivamente più che la tristezza, la rabbia feroce che mi pervade ogni volta che leggo della negligenza di uomini di Governo che abbandonano i tutori della Legge e della Libertà, nascondendo la testa dentro la sabbia.

Le tue apparizioni nei dossier del TG3 e a “striscia la notizia” come i molteplici interventi sulle principali testate giornalistiche nazionali, ti hanno procurato, oltre la notorietà, anche non pochi grattacapi. Quando e perchè è iniziato il tuo impegno?

Il mio impegno inizia quando il mio lavoro precipita nell’indifferenza istituzionale ed i miei superiori, invece che reagire e rappresentare i problemi di sopravvivenza ordinaria, nascondevano il tutto facendo ricadere le conseguenze sul personale che continuava a credere nella propria missione, correvano i primi anni ’90.

Il primo allarme lanciato dagli organi di informazione lasciava pensare esclusivamente all’alto potere inquinante del U238 dal punto di vista “radioattivo” è stato accertato altro negli ultimi anni?

Credo che concentrare l’attenzione solo sul punto di vista di pericolo radiologico prima, dei vaccini poi ed altre motivazioni in seguito, servisse solo a cercare di “nascondere” la verità che già si conosceva (sia negli USA che in Italia) e cioè che l’esplosione di proiettili all’U238 scatenano e producono una serie di danni che contribuiscono in modo determinante ad innalzare la soglia di pericolosità ambientale al punto che, se non si adottano misure precauzionali previste (già conosciute all’epoca dei fatti), il personale ha una grande possibilità di ammalarsi di patologie gravissime.

Esistono delle norme a livello internazionale che sanciscono quale deve essere il sistema di smaltimento dell’uranio impoverito (altamente inquinante); è noto ormai come gli USA smaltiscono i loro quantitativi di uranio impoverito: perché si continua a coprire spudoratamente questo crimine?

L’utilizzo di proiettili al U238 è vietato da una risoluzione dell’ONU del 1978. Gli americani non hanno sottoscritto quella risoluzione (così come tante altre) e fanno ciò che vogliono. I sistemi di smaltimento dei target colpiti da missili all’U238 si conoscono sin dagli anni ’80 e con un video (consegnato in commissione d’inchiesta al Senato dall’Osservatorio Militare), nel 1991 viene inviato agli Stati Maggiori alleati e quindi, anche all’Italia. I vertici italiani del tempo ed i delegati negli organismi internazionali militari, erano tutti a conoscenza della pericolosità dell’U238.

Il Ministero della Difesa diede incarico, all’indomani della denuncia sui primi casi di malattia a causa dell’uranio impoverito, ad una commissione, presieduta dal Prof. Mandelli, di accertare le cause e la veridicità di quanto era stato denunciato. Quali sono state le risultanze delle inchieste condotte in seno a questa Commissione?

Con tutto il rispetto della professionalità del Prof. Mandelli, credo che una commissione nominata dal Ministro della Difesa, per scolpare il Ministro della Difesa, composta da 3/5 dei membri che hanno rapporti economici con la Difesa (uno è addirittura il Comandante della Sanità Militare Gen. Tricarico) è molto poco credibile. Non a caso la commissione ha elaborato 3 documenti (comunque su dati sbagliati) che si possono così sintetizzare: 1° relazione (maggio 2001 a pochi giorni dalle elezioni): “il caso non esiste”; 2° relazione (ottobre 2001 dopo lunghe trattative con il nuovo Governo):” forse il caso esiste dobbiamo studiare”; 3° ed ultima relazione (aprile 2002 quando i vertici della Difesa avevano già abbastanza argomenti da contrattare con il Governo): “esiste un considerevole aumento di casi di leucemie” - aumento 5 volte superiore alla media – “ma non si può dire che è colpa dell’Uranio impoverito”.

Le stime dell’Osservatorio per la tutela delle Forze armate dicono che sono 37 i soldati italiani deceduti a causa di tumori scaturiti dopo l’impiego in territori bombardati con uranio impoverito e oltre trecento quelli ammalati. Cifre in contrasto con la recente divulgazione della relazione della Commissione scientifica istituita dal Governo. Da cosa dipende questa differente valutazione?

I decessi sono arrivati a 43 ed i malati superano i 300, da circa 5 anni stiamo cercando di avere un colloquio con la commissione per comunicare nomi, cognomi, reparti d’appartenenza, date di operazioni e relativi compiti ma, ad oggi, la commissione sostiene che i dati ufficiali sono solo quelli dalla Difesa nonostante che, in caso di dati non veritieri, si rischierebbe la galera.

I dai acquisiti, quindi, sono più che sufficienti per parlare di una strage vera e propria. Le vittime civili sono alcune migliaia e tutte venute a contatto in zone a rischio. Le misure adottate sin’ora dai governi ritieni siano state all’altezza della gravità degli eventi?

Il problema è proprio sui civili: ammettere che esiste un caso uranio significherebbe ammettere delle omissioni di alcuni vertici militari (e questo è il meno) ma in modo indiretto, significherebbe che uno Stato ritenuto democratico e civile, ha utilizzato armamento vietato e nocivo su civili e militari con conseguenze disastrose sia per le popolazioni che per l’ambiente. Pensa che oggi alle affermazioni di tranquillizzanti sia dei militari che dei politici, arrivano in Italia centinaia di bambini leucemici Kosovari e Bosniaci a curarsi proprio in Italia, solo la percentuale di questi bambini è superiore del 700% alle medie nazionali delle patologie. Un esimio professore che “provvede” alle cure di questi ragazzi è un certo Prof. Mandelli.

Un Ufficiale del Genio militare, il Gen. Fernando Termentini, ha dichiarato, in uno dei suoi documenti, di essersi ammalato anch’egli nei molteplici impegni,  particolarmente durante le operazioni di bonifica delle aree sottoposte a bombardamento con uranio impoverito; lo stesso alto Ufficiale ha denunciato che i sistemi di bonifica non prevedevano una protezione adeguata per i militari italiani. Qual’è la veritĂ  ed ancora, hai notizie che le capacitĂ  protettive di cui dispongono ora i nostri soldati impiegati in area balcanica e in Medio-Oriente escludono la possibilitĂ  di rimanere contaminati e quindi di ammalarsi?

Iniziamo dalla fine: la possibilità di contrarre patologie in Medio Oriente è altissima, iniziano già a contarsi i primi ammalati reduci dall’Iraq e dall’Afghanistan, il pericolo nei Balcani è leggermente diminuito, ma i tempi di smaltimento della contaminazione sono di milioni di anni. Le affermazioni del Gen Termentini si commentano da sole e visto che provengono da uno dei massimi esperti internazionali del settore, preferisco non aggiungere altro. Mi piace però portare a conoscenza dei lettori un piccolo particolare visto che le stime dei malati si fanno su numeri e proporzioni: il Gen. Termentini era a capo di una squadra di bonifica di 14 uomini, 4 sono gli ammalati, 1 il deceduto, 3 con aborto delle relative compagne per malformazione fetale. Questo aspetto non è mai stato considerato in termini di statistica dal Prof. Mandelli.

Come può accadere che l’apparato statale neghi l’evidenza di un contagio irreversibile dei nostri soldati quando è assodato e provato in ambito internazionale che le popolazioni bosniache e kossovare che vivono in quelle aree, soprattutto i bambini, si sono ammalati di varie forme di linfoma e leucemia?

Questa domanda credo debba essere fatta a qualcuno dell’apparato.

In Parlamento si è parlato di alcuni casi di militari impiegati nell’operazione Enduring Freedom in Afghanistan che sono rientrati in Italia perché presentavano sospetti sintomi di malessere e che sono stati inviati presso il reparto oncologico dell’Ospedale di Siena. Sei al corrente di notizie relative ad eventuali casi di malattia scaturiti a seguito dell’impiego operativo in Afghanistan e in Iraq dei militari italiani o di altri Paesi della Nato?

Si, sono a conoscenza degli episodi e dei ragazzi malati. Si ricoverarono a Siena perché a Siena sono affidati alle cure di un certo Prof. Nobile responsabile della lega tumori toscana (e sconfessato dal presidente nazionale) che ha stipulato una convenzione con la Difesa di alcuni milioni di euro con la quale s’impegna a “curare” questi ragazzi. Il Prof. Nobile è stato autore anche di un libro sulla sindrome dei Balcani che giunge a conclusione chiara ed inequivocabile: i militari italiani si sono ammalati di leucemie perché fumano troppo (in particolare Marlboro), bevono tanto (spesso si ubriacano) e mangiano male.

Si è saputo anche di malesseri e disagi sofferti dai nostri soldati a causa di alcuni medicinali (vaccini adoperati in via sperimentale) assunti prima e durante le operazioni nei Balcani. Cosa c’è di vero in queste notizie?

La somministrazione vaccinale ha inciso sulle patologie (in modo lieve) solo perché non ha osservato i criteri previsti e perché i vaccini sono stati somministrati anche se scaduti o conservati male. Ogni altra accusa verso i vaccini serve solo a deviare l’attenzione dal vero problema: l’U238.

L’anno scorso fece scalpore la storia del Maresciallo Marco Diana che, dopo pochi giorni la morte del 1° caporale maggiore Luca Sepe, denunciò chiaramente il disinteresse mostrato dai vertici militari e dal Governo nei riguardi dei soldati ammalati e deceduti e delle loro famiglie. Malcontento che fu recepito da diversi parlamentari italiani che additavano l’indifferenza del governo in carica e di quelli precedenti, comportamento negligente in netto contrasto con la retorica dei “nostri ragazzi”. E’ passato un anno: c’è stato qualche segnale di maggiore attenzione e di volontà di fare chiarezza da parte del Governo?

Le speranza sono affidate alla Commissione d’inchiesta del Senato presieduta dal Sen Paolo Franco che sta svolgendo un lavoro immenso, importante ma, soprattutto indipendente. Di altri personaggi e/o affermazioni non riesco a fidarmi basti pensare che, leggendo la relazione dell’attuale Ministro della Difesa proprio in Commissione, lo stesso si dimostra uno dei più agguerriti difensori del suo predecessore che, lo ricordiamo, anche se proveniente dalla stessa area politica, apparteneva ad un diverso Governo.

Il libro che hai curato e che è già in vendita quale contributo intende portare alla causa dei soldati italiani ed è vero che gli introiti ricavati dalla vendita del libro saranno devoluti a scopo di beneficenza?

Il contributo del libro vuole essere solo di divulgazione dei fatti, perché l’unica cosa che ci può aiutare è la conoscenza della verità da parte dell’opinione pubblica e quindi la Magistratura che saprà non farsi condizionare sia dal potere politico che da quello militare. Visto che lo Stato non ci pensa, e che i problemi delle famiglie non finiscono con la morte del congiunto, il ricavato delle vendite del libro sarà devoluto ai famigliari delle vittime e dei malati che necessitano di cure particolarmente costose.

Il tuo prossimo impegno a favore della causa?

Un utopia: far capire anche alla colonna portante delle Forze Armate (Sottufficiali e Volontari) che bisogna essere uniti non per distruggere ma per migliorare un mondo che è al collasso ma nel quale continuo a credere e guardare con onore ed interesse.

                                                                                                          Giuseppe Arguto

                                                                                                     Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

 

 

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