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Volontari in Ferma Breve: una strana forma di precariato PDF Stampa E-mail

VOLONTARI IN FERMA BREVE

Noi, volontari delle forze armate, precari e senza diritti.
In questo particolare momento storico sociale che coincide con l’ultima concertazione prima della sospensione della Leva obbligatoria, si ha l’impressione per l’ennesima volta che noi, personale non contrattualizzato (V.F.B.), saremo tagliati fuori del predetto provvedimento e con la solita promessa, da parte di qualcuno, di essere inseriti in altri provvedimenti a breve, perché per noi non ci sono mai i fondi necessari (dello Stato Maggiore Difesa) per contrattualizzarci.
Nessuno riesce a dar voce alla nostra categoria che da anni lotta contro un precariato che non ci riconosce nemmeno i diritti dei lavoratori, e costretti a svolgere quei compiti che il nostro Status ci assegna, in una confusione normativa creatasi dall’entrata in vigore del D.lgs.196/95, che istituiva tra l’altro le nuove figure professionali nel ruolo truppa quali Volontari in Servizio Permanente (V.S.P.) e i Volontari in Ferma Breve (V.F.B.), dalla legge 331/00 che sanciva la definitiva professionalizzazione dello strumento militare e che ha come pilastro proprio la figura del Volontario, e da numerose norme che di volta in volta si sono susseguite generando solo discriminazioni.
A distanza di quasi dieci anni le Autorità Preposte non si sono mai interessate ad un'attenta rivisitazione legislativa volta a sanare le innumerevoli disparità di trattamento, a fronte di un simile impiego e delle stesse responsabilità, che quotidianamente si vivono nei reparti delle Forze Armate.
Si rammenta che attualmente noi V.F.B. non percepiamo:
la tredicesima mensilità;
lo straordinario;
le indennità di campagna e super campagna;
il compenso forfetario d'impiego e il compenso forfetario di guardia (indennità accessorie);
un dignitoso trattamento di missione.
Dobbiamo riscattarci, non solo ai fini della liquidazione, gli anni relativi alla Ferma Breve (il tutto a nostre spese);
In altre parole stiamo lavorando in nero.
Inoltre siamo soggetti passivi di una disposizione interna che ci obbliga a recuperare il lavoro straordinario in ragione di 1/3 di quello effettivamente svolto (si pensi che sono stati elargiti circa 100 euro lordi mensili per compensare quei 2/3 non recuperati; provvedimento che sancisce l’ennesima volontà da parte degli Organi Competenti di non riconoscerci nessun diritto in merito.
A questo vanno aggiunte le profonde umiliazioni che si subiscono quando, per motivi personali, chiediamo un finanziamento o un mutuo per chi ha famiglia, e ci sentiamo rispondere che non è possibile in quanto siamo sprovvisti pure di una busta paga.
Tali deficienze si traducono in una mancanza di un rapporto d’impiego (anche a tempo determinato) con l’Amministrazione Difesa, generando forti contrasti con i diritti costituzionalmente garantiti (artt. 3; 35; 36.) e che inevitabilmente si ripercuotono sul morale del personale, alimentando un consistente stato di malessere dovuto anche alle esigue possibilità di passaggio in servizio permanente allo scadere della ferma (soprattutto per l’esercito e la marina) e al prolungamento della ferma stessa (dai quattro ai nove anni per il passaggio in S.P.). Questo produce riflessi negativi tanto sulle richieste di proscioglimento anticipato, (in costante aumento), tanto sulle domande d'arruolamento, (che subiscono l’effetto contrario) e che invano si cerca di arginare con delle campagne pubblicitarie strumentalizzate.
La situazione sopraccitata, peraltro mai soggetta di meritevole attenzione nelle concertazioni passate tanto da parte della Rappresentanza Militare che degli Stati Maggiori e soprattutto delle Autorità Politiche, è assolutamente inconcepibile in uno Stato Democratico che si avvale delle proprie Forze Armate per garantire i suoi fini, ponendo la Repubblica come Istituzione inviolabile e la Costituzione come fondamento dello Stato Sociale.
Si assiste spesso a campagne Statali volte a sanare il lavoro nero, agevolando l’emersione dallo stesso con appositi sussidi e prevedendo pesanti sanzioni per chi, senza un normale contratto di lavoro, presta la propria opera.
Viene da domandarsi come sia possibile per lo Stato Italiano, da una parte tutelare i lavoratori avvalendosi di tutti i mezzi che ha a disposizione, e dall’altra SFRUTTARE chi dona la propria vita per difenderlo.

Un volontario in ferma breve
 

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