Pensioni, TFR e Buonuscita: differenti capacità di tutela tra Rappresentanza Militare e Sindacati. Stampa

RICHIESTE FATTE COME UNA LETTERA A BABBO NATALE – BEFANA

"Increduli nel constatare che le richieste non sono state accolte" Ci si meraviglia e ci si sconcerta, esternando il tutto con comunicati stampa di gruppi o comitati (!), perché sono stati dichiarati inammissibili in commissione bilancio emendamenti come il seguente o simili:

"Per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, la data del 31 dicembre 1995 prevista dall’articolo 1, comma 12, lettera a), della legge 8 agosto 1995, n. 335, viene prorogata sino all’avvio della previdenza complementare di cui al decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124".

Davvero STUPEFACENTE! (stupefacènte: stupefacènte p. pr. di stupefare agg., che genera stupore, meraviglia - s. m., nome generico di sostanze che agiscono sul sistema nervoso provocando uno stato di ebbrezza, di estasi e simili; sono tali la cocaina, l'eroina, l'oppio).

Come si è potuto pensare che un provvedimento di tale portata potesse essere accettato dalla commissione bilancio o dai massimi responsabili dell’economia? Chissà, forse, pensando ad una prevedibilissima bocciatura per inammissibilità, si è voluto trovare un altro motivo per dichiararsi "delusi, increduli" e chissà cos’altro!?

Neanche fossimo in un paese in pieno boom economico, si è proposto di far retrocedere tutti al sistema vigente pre-riforma Dini ed al quale tutti si sono uniformati. Quella riforma è considerata una diga, un muro per mettere in equilibrio un sistema che possa dare garanzie in futuro e che cosa si propone? Come scrivere una lettera a babbo natale si chiede di fare un buco ad una diga creata anni fa mentre la politica sta per iniziare un altro passaggio di riforma pensionistica e sta per avviare i fondi pensione per tutti i lavoratori del settore privato.

E come se un padre negasse una garanzia di futuro al proprio figlio e come dire: "Si il paese ed il sistema non regge e c’è bisogno di riforme ma a me non toccatemi anzi rimandatemi indietro nella storia e nel tempo tanto paga pantalone e così mi rifiuto anche di parlare di fondi pensione!" Prendiamo atto che la fantasia propositiva non ha limiti come anche l’ingenuità di pubblicizzare il tutto come un regalo di natale! Prendiamo atto che non si vuole affrontare, o non c’è capacità nel farlo, la realtà con proposte concrete che guardino agli interessi di tutti.

Per esempio? Per esempio si potrebbe lavorare per le VERE PRIORITA’: avviare il comparto sicurezza verso i fondi pensione come apripista del pubblico impiego e affrontare il problema degli esuberi anche intervenendo su leggi esistenti (legge 17 agosto 2005, n. 168 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, art. 12-bis. - Modifiche al decreto legislativo 8 maggio 2001,n. 215).

Non si sa se trattasi di ingenuità, ignoranza o altro, ma chi dovrebbe tutelare dimentica che il primo passo per i fondi pensione per i comparti sicurezza/difesa risale al Novembre 2004

In un Appunto del Dipartimento della Funzione Pubblica – Ufficio  Relazioni Sindacali - del 30 Novembre 2004 avente in oggetto elementi informativi sulla previdenza complementare dei pubblici dipendenti si legge:

Quadro normativo di riferimento per la previdenza complementare per i dipendenti del comparto sicurezza (Forze di Polizia e Forze Armate), per il personale del comparto Sicurezza la normativa pubblicistica (v. in particolare l’art. 26, comma 20, della legge n. 448/1998) demanda alle procedure di negoziazione e di concertazione di cui al d.lgs. n. 195/1995 l’istituzione di forme pensionistiche complementari.

Il citato decreto legislativo n. 195/1995 indica espressamente il trattamento di fine rapporto e le forme pensionistiche complementari tra le materie oggetto di contrattazione per le forze di Polizia ad ordinamento civile, nonché oggetto di concertazione per le forze di polizia ad ordinamento militare e per le forze armate (articoli 3, 4 e 5 d.lgs 195/95).

I decreti del Presidente della Repubblica n. 254/1999 e n. 255/1999, contengono ulteriori disposizioni in materia di TFR e di previdenza complementare (art. 40 e 67 per le forze di Polizia, art. 24 per le Forze Armate), che rinviano ad apposite procedure di negoziazione e di concertazione la costituzione dei fondi pensione.

A tal riguardo si rammenta l’impegno del Governo avente ad oggetto la ripresa della concertazione previdenziale in materia di previdenza complementare, assunto in occasione del rinnovo contrattuale dei bienni economici 2002 – 2003/2004 – 2005.

Prima del famoso rinvio al gennaio 2008 fatto dal precedente governo (vedi Il Chiacchiericcio numeri precedenti) che allontanava nel tempo l’avvio della previdenza complementare e che ora invece, dopo il recente accordo governo – sindacati inizierà nel gennaio 2007, al dipartimento funzione pubblica si scriveva: "Occorre ora procedere alla definizione degli accordi istitutivi degli altri fondi pensione che, sulla base delle disposizioni contrattuali collettive vigenti, riguarderanno più comparti aggregati tra loro nel seguente modo:

Ministeri, Parastato, comparti statali di nuova istituzione (Agenzie Fiscali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, CNEL, ENAC):

Regioni ed autonomie locali, Sanità;

Probabilmente verranno accorpati, ai fini della costituzione di un unico fondo pensione, i comparti della Università e Ricerca.

TFR

Il Memorandum d’intesa sul Trattamento di Fine Rapporto (vedi numeri precedenti del Chiacchiericcio) è un accordo di grandissima rilevanza, portatore di una vera e propria svolta, stabilisce una linea condivisa da una tradizione concertativa che negli ultimi anni non era quasi mai esistita ed alla quale ogni governo veramente democratico dovrebbe rimanere fedele. Ribadiamo che viene anticipato il decollo della previdenza complementare, della quale si è fatto un gran parlare negli ultimi anni, al 1° gennaio 2007 rispetto a quanto previsto dalla legge 252 del 2005 che ne rimandava l’avvio al gennaio 2008 favorendo così sia il mondo imprenditoriale, che da sempre ha considerato il TFR non come salario differito di cui i lavoratori possono disporre, ma come liquidità ad esclusivo beneficio delle imprese da utilizzare come una forma di investimento a basso costo, sia banche ed assicurazioni interessate più a vendere i propri prodotti (polizze o piani di accumulo) che a garantire il diritto ad una pensione decorosa per tutti i lavoratori ed alla sostenibilità futura del sistema previdenziale.

Tutti i lavoratori, ad esclusione di quelli pubblici, saranno chiamati a decidere se destinare l’accantonamento annuale del TFR maturando al finanziamento di un fondo pensione per costruirsi così un secondo trattamento pensionistico da affiancare a quello obbligatorio o se continuare a tenerlo in azienda o all’Inps per vedersi erogata la liquidazione al momento della cessazione del servizio.

E’ utile ricordare ancora che noi militari, in quanto settore del Pubblico Impiego, per ora siamo esclusi ma, vista l’importanza dell’argomento e l’auspicabile nonché indispensabile allargamento del sistema anche ai lavoratori del Pubblico Impiego, ed è bene avere delle conoscenze ed informazioni di base su quello che sarà il futuro pensionistico di tutti.

Il "vecchio militare", (nel senso buono della parola vecchio) con molti anni di servizio ed a pochi anni dalla pensione, potrebbe essere portato a disinteressarsi dell’argomento, non evidenziandone la priorità, pensando solo alla sua posizione personale e forse temendo che una riforma sia previdenziale che pensionistica possa interessare il sistema delle Casse Ufficiali e Sottufficiali ed altro.

E’ bene ricordare a tutti quelli che sono in servizio a partire dal 1° gennaio 1996 che, appartenendo al sistema contributivo, andranno in pensione con una percentuale dell’ultima retribuzione pari a circa il 50%.

Considerando uno stipendio medio di 1500 euro mensili, sarebbe come andare in pensione oggi con 750 euro mensili; da questo esempio, che può apparire semplicistico, si può comprendere quanto sia importante costruire un sistema che porti ad integrare la cifra per ottenere una pensione almeno decorosa.

L’informazione "drogata" o strumento di una politica di interessi personali o aziendali ci ha fatto  sentire, vedere e leggere commenti del tipo: "ci mettono le mani intasca e ci toccano i soldi del TFR !!". Che le quote del TFR vadano all’ INPS o all’ Azienda per il lavoratore non fa NESSUNA DIFFERENZA in quanto alla fine del rapporto di lavoro riceverà tutta la sua liquidazione. Anche rispetto agli anticipi, non cambia nulla, il lavoratore potrà sempre chiederli, secondo le regole in corso, sulle quote accantonate e per le ragioni previste (prima casa, cure mediche).

Buona Uscita, Liquidazione, TFR

I nostri genitori non usavano la sigla TFR, dicevano: "La Liquidazione" oppure usavano il termine: "Buona Uscita", l’espressione - buona uscita – sembra quasi un voler addolcire una fase delicata che segna un cambiamento sostanziale nella vita di una persona, il confine che si attraversa quando si termina l’attività lavorativa e ci si avvia verso un periodo che tutti vorrebbero di "oziosa e serena vecchiaia" o "attivo impiego del tempo libero". Una buona uscita dall’ambiente di lavoro che con i suoi contatti umani, i suoi orari, i suoi ritmi le soddisfazioni e le amarezze segna l’esistenza di tutti.

Era un'altra Italia, senza precari e lavoratori a tempo determinato sia civili che militari. Oggi viviamo in un dilagare di lavori precari e chi li svolge non ha certo a disposizione una " buona uscita" in denaro ma soltanto "brutte retribuzioni" pochi diritti e assenza di sostegno tra un lavoro e l’altro con effetti drammatici sulle proprie pensioni.

La liquidazione rappresentava anche un sogno che ci si confidava tra colleghi, si parlava di reciproci desideri e progetti sul che fare quando si sarebbe avuta a disposizione l’agognata somma frutto di anni di lavoro (una casa per se o per i figli ecc.). Era un introito che arrivava tutto insieme dopo tanti giorni di cartellino timbrato e di orari da rispettare, capi da ascoltare o sopportare, colleghi o amici con i quali era piacevole parlare e potersi confrontare.

Se si consultano i manuali sindacali si scopre che la liquidazione o il TFR che dir si voglia nacque circa 90 anni fa, nel 1919, vigilia del ventennio fascista, che fu l’anno delle prime forme di regolamentazione dell’indennità di fine rapporto, era però riservata soltanto agli impiegati, poi lentamente entra nei contratti di lavoro e nel 1942 è inserita nel codice civile. Una legge del 1966 generalizza l’indennità a tutti i lavoratori.

Con i Fondi pensione la "vecchia e cara buona uscita o liquidazione" non sparisce completamente. Il fondo pensione, che gestisce gli accantonamenti del TFR ed alla fine dell’attività lavorativa eroga una rendita vitalizia del capitale accumulato e rivalutato, può concedere, per chi lo richiede, una somma in contanti fino al 50 % del capitale accumulato.

Partecipazione SINDACALE

Emendamento alla legge Finanziaria 2007:

260. Sui provvedimenti di attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 120 a 259, aventi riflessi sull’organizzazione e sulla gestione dei rapporti di lavoro o sullo stato giuridico dei pubblici dipendenti, sono sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

In riferimento a questo articolo mi chiedo: "chi ci potrà rappresentare allo stesso modo delle organizzazioni sindacali?" Visti i precedenti del periodo appena trascorso a qualche fenomeno rappresentativo potrebbe venire in mente di chiedere anche la pensione per tutti dopo 19 anni e sei mesi di servizio!!! Un grado ed un salto triplo carpiato di ruolo per molti tanto pagherebbe pantalone!!! E del futuro e degli equilibri delineati dal nuovo modello di difesa chi se ne frega!

Dal Chiacchiericcio n° 6 a cura di Salvatore Rullo

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