Il Cocer della GdF riferisce della deludente audizione c/o la Commissione Difesa del Senato Stampa
FONTE: FICIESSE

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

Consiglio Centrale di Rappresentanza

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COMUNICATO STAMPA

CLIMA DA CASERMA IN COMMISSIONE DIFESA DEL SENATO

Nel pomeriggio del 10 febbraio u.s., si è svolta presso la Commissione Difesa del Senato, l'Audizione dei Consigli Centrali di Rappresentanza dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza inerente "l'indagine conoscitiva sulla condizione militare".

Il COCER della Guardia di Finanza stigmatizza l'approccio ed il tono con il quale il Presidente della Commissione Difesa ha inteso gestire l'audizione su una materia così delicata.

Un clima surreale, tipico di una caserma degli anni trenta, connotato da una inusuale rigidità che ha privato, peraltro, i singoli commissari della facoltà di porre domande su tematiche di rilevante importanza, quali ad esempio il risarcimento dei familiari del personale deceduto a causa dell'amianto, il mancato avvio della previdenza complementare, il mancato appostamento delle risorse necessarie per corrispondere l'indennità di comando e per il rinnovo del contratto di lavoro, il mancato riordino dei ruoli e delle carriere, il sottoimpiego del personale, nonché il riconoscimento di più ampi diritti, tematiche queste, che da anni rimangono colpevolmente irrisolte.

Il Presidente della Commissione Difesa ha più volte tolto la parola ad alcuni delegati COCER pretendendo la rettifica di talune dichiarazioni e senza il diritto di replica instaurando, di fatto, un clima conflittuale che lo ha portato persino a porre un veto sulla futura presenza in Commissione di un delegato COCER che, amareggiato per le modalità dell'incontro, aveva lasciato l'aula.

Un gesto intollerabile, non appropriato ad una carica istituzionale e non rispettoso della funzione dei delegati COCER, rappresentativa di oltre trecentocinquantamila operatori del comparto Difesa e Sicurezza.

Alla luce del trattamento ricevuto, molti delegati avrebbero voluto lasciare l'aula - privata, in diversi momenti, del rispetto istituzionale e della libertà di manifestazione del pensiero - elemento costitutivo di ogni dibattito parlamentare.

Questi fatti dimostrano, ancora una volta, come la classe politica, distante dai problemi che attanagliano il personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate gestisca, con arroganza e supremazia, i rapporti con i rappresentanti del personale e con superficialità le problematiche portate alla loro attenzione.

Alla luce di quanto accaduto ed auspicando un operoso ravvedimento, i delegati si riservano di valutare l'opportunità di partecipare alle future Audizioni della Commissione Difesa del Senato fino a quando non verrà ripristinato il corretto rapporto che deve caratterizzare le relazioni tra la parte pubblica e le parti sociali.

IL COCER DELLA GUARDIA DI FINANZA

(no comment- anzi ce ne vorrebbero molti di commenti all'atteggiamento del presidente della commissione difesa del senato)

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LE PROPOSTE INQUIETANTI IN COMMISSIONE DIFESA DEL SENATO SU SPECIFICITÀ E RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE: APPELLO PER L'APERTURA DI UN LARGO DIBATTITO NELLA SOCIETÀ CIVILE

Sembra giunto in questi giorni a una svolta il dibattito su riforme fondamentali per il futuro di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza: 500mila professionisti militari ai quali sono affidati, in Italia, compiti non solo di difesa ma anche - caso unico tra tutte le democrazie occidentali - di sicurezza e di repressione dei reati e degli illeciti economici e finanziari e che esprimono larga parte di quadri e vertici dei servizi di sicurezza.

In Commissione Difesa del Senato, infatti, le forze politiche starebbero per prendere posizione, e quindi per trovare un accordo in larga misura impegnativo, su temi centrali come quelli della SPECIFICITÀ dei cittadini a status militare, del RIORDINO DELLE CARRIERE e della riforma del sistema di tutele collettive e individuali, che risale alla legge 382 del 1978, la cosiddetta "RAPPRESENTANZA MILITARE".

Si tratta di questioni tra loro strettamente collegate dalle cui soluzioni dipenderanno gli sviluppi, gli assetti, ma anche LA CULTURA che nel tempo si creerà, si trasformertà e si consoliderà in istituzioni, uomini e donne che svolgono funzioni semplicemente esiziali per l'ordinato sviluppo della vita democratica del paese.

Sui tre temi in discussione, come noto, noi affermiamo da sempre che le amministrazioni militari ed in particolare la Guardia di Finanza hanno urgente bisogno di riforme profonde e strutturali, che incidano fortemente sui modelli di carriera e sui sistemi di tutela del personale. Non è un segreto che siamo per SISTEMI DI CARRIERA APERTI e totalmente accessibili, come avviene nella maggior parte dei paesi anglosassoni, siamo per il riconoscimento dei diritti sindacali quale forma di rappresentanza (anche a costo di smilitarizzare il Corpo) e per responsabilità dirigenziali collegate al conseguimento, non immaginario, ma effettivo e misurato in numeri esatti, di risultati qualitativi e quantitativi che siano pubblici e specialmente valutabili sia dai vertici delle amministrazioni, sia dalle organizzazioni civiche di cittadini in ciascun singolo contesto territoriale nella logica di "sussidiarietà orizzontale" introdo tta dal novellato art. 118 della Costituzione.

Tuttavia, non viviamo nel mondo dei sogni e se l'obiettivo finale è quello di arrivare ad una polizia economico finanziaria efficiente ed efficace, ci rendiamo conto che oggi la situazione politica ed istituzionale del Comparto sicurezza e difesa non permette l'auspicata "rivoluzione" verso il sindacato e che, allo stato, i lavoratori militari possano al massimo ottenere il DIRITTO DI ASSOCIAZIONE.

In questi giorni, però, leggendo i resoconti e ascoltando le registrazioni delle audizioni che si sono svolte presso la IV Commissione del Senato, ci è sembrato emerga con grande e preoccupante evidenza che si sta correndo il rischio di una GRAVISSIMA INVOLUZIONE.

Le proposte, infatti, che sono state avanzate dai sostenitori di quella che noi chiamiamo la "concezione tradizionale della militarità" e che sembra stiano riscuotendo un crescente favore nella Commissione, vanno:

1)      quanto al riordino delle carriere, verso la riproposizione per le organizzazioni militari di un MODELLO CHIUSO, a compartimenti stagni, con ruoli tra loro rigidamente separati concepiti come "ghetti professionali" e forme di avanzamento del tutto scollegate rispetto alla capacità di conseguire reali obiettivi di produttività, efficienza e qualità nell'interesse dei cittadini;

2)      quanto alla riforma della legge 382 del 1978, verso una asfittica riproposizione di quanto già previsto dalla legge 382/1978, con conseguente GRAVISSIMO ARRETRAMENTO rispetto ai progressi conquistati sul campo da generazioni di delegati Cobar, Coir e Cocer dal 1978 fino ad oggi;

3)      quanto alla specificità, verso LA NEGAZIONE DI DIRITTI ANCHE I PIU' ELEMENTARI riconosciuti ai cittadini militari, giungendo addirittura:

4)      ad ipotizzare da parte dei vertici massimi delle Forze Armate (come riferito da un articolo del Sole 24 Ore del 10 ottobre 2008 rinvenibile alla pagina http://www.ficiesse.it/news.php?id=2556), l'ELIMINAZIONE DELL'ORARIO DI SERVIZIO, DEGLI STRAORDINARI E DEI RECUPER DEI RIPOSI;

5)      a chiedere di ostacolare per legge a chi indossa le stellette il DIRITTO DI RICORRERE AL GIUDICE per la tutela dei propri diritti e interessi (si vedano le affermazioni rese nell'audizione del 4 novembre 2009, pagina 12 e 13, dal Generale di corpo d'armata responsabile della Direzione generale del personale militare proprio di fronte alla Commissione Difesa del Senato disponibili alla pagina http://www.ficiesse.it/public/1235_216122.pdf).

Insomma, uno scenario da brividi, che non può non far intravedere una CHINA INQUIETANTE che si rischia, nella (purtroppo) consueta disattenzione dei media e dei non addetti ai lavori, di far prendere a istituzioni vitali per la nostra democrazia.

Il punto centrale sul quale a nostro avviso ruota tutto il confronto, che non a caso e opportunamente (visto la delicatezza della posta in gioco) si dibatte da ben quattro legislature e che la Commissione Difesa del Senato è chiamata in queste settimane a tentare di sciogliere, RUOTA SU SOLO UN INTERROGATIVO: le richieste individuali e collettive dei lavoratori militari dovranno essere avanzate esclusivamente da organismi interni, e quindi inevitabilmente deboli e condizionati dai superiori diretti, o anche da organismi esterni e autonomi rispetto alla linea gerarchica?

I vertici militari rispondono con una sola voce: no, assolutamente no, a ogni ipotesi, non soltanto di sindacato, ma anche di semplice associazionismo esterno (in tal senso, si legga da ultimo il resoconto dell'audizione del Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri del 3 febbraio 2010 reperibile in http://www.ficiesse.it/news.php?id=3676).

È chiaro, però, che impedire non soltanto il riconoscimento dei diritti sindacali ma anche il semplice diritto di associazione vuol dire INTERROMPERE UN PERCORSO DURATO TRENT'ANNI, un processo lungo, faticoso ma ininterrotto verso la trasparenza, la democratizzazione e l'avvicinamento delle Istituzioni militari, dei loro uomini e delle loro donne, alle logiche e ai valori più intimi e pregnanti della società civile.

Eccola, secondo noi, signori Parlamentari e signori Cittadini, la posta in gioco: vogliamo continuare a spingere i militari sulla strada dell'avvicinamento alla società civile o vogliamo reindirizzarli verso le antiche consuetudini di completa separatezza da questa? Ce la possiamo permettere questa inversione "ad U"? Ci rendiamo conto di cosa voglia dire rischiare di separare dalle logiche democratiche istituzioni che fanno difesa, prevenzione e repressione dei reati e degli illeciti economici e che producono anche informazioni necessarie per la sicurezza dello Stato? Ce lo possiamo permettere un Esercito di professionisti con tali caratteristiche ora che non esiste più neppure il controllo "di popolo" costituito dalla leva obbligatoria?

E specialmente: non è il caso che per problemi di tale rilievo PER IL FUTURO NOSTRO, DEI NOSTRI FIGLI E DEI NOSTRI NIPOTI si solleciti il più largo dibattito e la più larga partecipazione di tutte le componenti della società civile?

GIUSEPPE FORTUNA

Vicepresidente del Direttivo nazionale Ficiesse

Direttore del sito www.ficiesse.it

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GIANLUCA TACCALOZZI

Presidente del Direttivo nazionale Ficiesse

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