L ESTATE 2002 E LA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE Stampa
In passato il periodo estivo è stato sempre foriero di sorprese legislative per il personale militare italiano. Anche l estate 2002 sembrava voler seguire il solito cliché visto l andamento accelerato dei lavori sulla riforma della Rappresentanza Militare in discussione alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati. Infatti il suo presidente, l On. Luigi Ramponi (nonchè Generale) ha cercato fino all ultimo di portare a compimento l esame dei disegni di legge dei vari presentatori (quasi tutti in fotocopia) alcuni dei quali hanno candidatamene ammesso di essere stati “ispirati” dai “suggerimenti” pervenuti dagli Stati Maggiori. Fortunatamente l iter accelerato attuato con la definizione del testo unificato nel comitato ristretto, è stato improvvisamente frenato da alcuni commissari che hanno riaperto la discussione su i principi lasciando da parte i dettagli, a quel punto superflui. Dalla nostro punto di vista di attenti spettatori (nonché protagonisti) di queste vicende che in fin dei conti ci riguardano direttamente, proviamo a fare una analisi politica dell evolversi della situazione. A nostro avviso l elemento determinante è stato il risvegliarsi dello spirito della vecchia Democrazia Cristiana che ha fatto prendere coscienza ai suoi uomini nei vari partiti centristi in cui militano; questi non se le sentita di favorire fino in fondo lo starpotere degli Stati Maggiori e di voltare le spalle alle migliaia di tradizionali elettori che annoverano nelle Forze Armate. Altri due elementi, non meno importanti, sono stati la necessità di realizzare quanto prima la Difesa Integrata Europea unitamente alla progressiva professionalizzazione delle forze armate italiane. Queste due scadenze hanno imposto il confronto con le organizzazioni ed i modelli delle Forze Amate degli altri paesi europei ed, in particolare dal confronto con la nazioni più evolute, è emersa improrogabile la necessità di dotare anche il personale militare italiano di analoghi ed efficaci strumenti di tutela. Infine anche l attività di lobbing realizzata da Euromil ha incominciato a concretizzare i suoi frutti e, in tal senso, si inquadra il rapporto della Comitato Affari Legali e Diritti Umani presentato dalla parlamentare europea olandese van Ardenne all Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa. Intendiamoci tutto questo non è avvenuto per caso ma è stato il frutto di un duro lavoro svolto tra mille difficoltà ed in controtendenza. L impegno e la perseveranza di taluni cittadini militari convinti democratici, tra cui orgogliosamente ci annoveriamo anche noi dell A.Mi.D., ha portato avanti e proseguito quel percorso che l A.Mi.D. ha posto, fin dalla sua costituzione, tra i suoi scopi sociali: “Interagire, in ambito nazionale ed europeo, con le istituzioni, le forze politiche e sociali affinché sia condiviso il progetto e l esigenza di rendere compiuto il processo di democratizzazione delle forze armate italiane”. Certo è che queste timide aperture possono rivestire il profondo significati politico che meritano solo se riusciranno a concretizzarsi provvedimenti legislativi a favore del personale militare. Il primo passo in tal senso deve essere raggiunto con l abolizione del divieto di associazione imposto ai militari dall art. 8 della legge 382/78. La presentazione al Senato da parte dall Unione Democratica e di Centro del disegno di legge che riprende la nostra proposta di modifica dell art. 8 in tal senso e l incontro che l A.Mi.D. ha avuto con il Ministro Giovanardi, ci fanno ben sperare ma attendiamo atti concreti per mettere da parte definitivamente lo scetticismo frutto delle innumerevoli e profonde delusioni subite negli anni trascorsi. Ad ogni modo siamo fiduciosi e ci auguriamo che alla ripresa autunnale dei lavori si comprenda l esigenza politica di continuare per la strada intrapresa. Finalmente qualcosa si sta movendo anche se siamo ancora molto lontani dall obiettivo ma con l impegno, la perseveranza e le idee chiare ci auguriamo di suscitare la necessaria attenzione e collaborazione delle forze politiche, culturali e sociali per rendere possibile la riforma dei diritti e delle tutele del personale militare che rappresenta comunque una esigenza di giustizia e di progresso per tutto il Paese.

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