30° anniversario dalla scomparsa di Pio La Torre Stampa
La CGIL, nel trentesimo anniversario del barbaro assassinio di La Torre e del suo compagno e collaboratore Rosario Di Salvo, ha promosso numerose iniziative per valorizzarne l'insegnamento e la memoria, perché "la legalità è l'unica risposta per il lavoro e il futuro".
In una fase politica e sociale così difficile l'esempio di Pio La Torre ci riporta all'esigenza di porre la legalità al centro di una nuova idea di sviluppo e di società. Per questo, nel trentesimo anniversario del barbaro assassinio di La Torre e del suo compagno e collaboratore Rosario Di Salvo, la CGIL ha voluto promuovere diverse iniziative per valorizzarne l'insegnamento e la memoria, che oggi più che mai è viva in noi, perchè "la legalità è l'unica risposta per il lavoro e il futuro".

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La Torre cominciò la sua lunga militanza sin dal dopoguerra, fu proprio lui a sostituire Placido Rizzotto come segretario della Camera del Lavoro di Corleone, diventando sin da giovanissimo punto di riferimento per il vasto movimento contadino e bracciantile dell'epoca. Pagò ingiustamente con la reclusione il suo impegno nelle occupazioni delle terre volte all'applicazione dei decreti Gullo e per l'assegnazione ai contadini delle terre incolte. Proprio nella battaglia per "la Terra a Tutti!" La Torre si scontrò con la mafia del Feudo, cioè l'accaparramento mafioso di interi appezzamenti di terra che in realtà dovevano essere destinati ai contadini e che invece entrarono nella disponibilità della mafia siciliana. La Torre fu poi segretario siciliano della CGIL, dando un contributo fondamentale alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il Mezzogiorno d'Italia.
Dobbiamo a lui la grande intuizione, divenuta legge solo dopo la sua scomparsa nel '82, della confisca dei patrimoni illeciti ai mafiosi e l'istituzione del 416 bis che ha istituito il reato di associazione mafiosa nel codice penale. Gran parte dei risultati che lo Stato ha ottenuto negli ultimi trent'anni contro la Mafia sono il frutto della legge che oggi porta il suo nome, tuttora architrave dell'attuale legislazione antimafia.
Per questo la CGIL esprime il proprio apprezzamento per la scelta del Presidente della Repubblica di conferire a La Torre e a Di Salvo la medaglia d'oro al valor civile postuma, una decisione che ne consacra la memoria e colloca entrambi nell'alveo dei padri della nostra democrazia moderna.
Il sacrificio di La Torre e di Di Salvo, però, ci riporta drammaticamente all'attualità del nostro paese, sempre più condizionato negativamente dall'infiltrazione mafiosa in pezzi rilevanti di economia legale, dall'illegalità dilagante nel mondo del lavoro e da fenomeni purtroppo in espansione come il lavoro nero e il caporalato. Per questo la CGIL, in questo 2012 pieno di ricorrenze simboliche, ha individuato nella lotta all'illegalità economica il presupposto imprescindibile per fare uscire il nostro paese dalla crisi e per rilanciarne la crescita e lo sviluppo. Questo ci sembra il miglior modo per valorizzarne la memoria, trasformando in pratica e impegno quotidiano gli insegnamenti di La Torre e di quanti come lui hanno pagato con la vita il proprio impegno antimafia. Basti pensare che ancora oggi sono circa 50 i sindacalisti uccisi della criminalità organizzata, a cui non è possibile riconoscere lo status di vittime per reati di stampo mafioso a causa di una legge anacronistica (l.n. 392/90) che riconosce il movente mafioso solo per i delitti commessi dopo il 1961. Un motivo in più per riaprire le indagini delle tante stragi impunite che ancora oggi non hanno una verità giudiziaria. Lanciare un segnale così importante proprio nel sessantacinquesimo anniversario della strage di Portella della Ginestra del primo Maggio '47, rappresenterebbe un atto doveroso per valorizzare la memoria di quanti sono caduti per mano mafiosa per difendere la nostra democrazia e la nostra libertà.