Il diritto di associazione: lettera aperta di AMID Stampa

LETTERA APERTA DI AMID

Siamo venuti a conoscenza di alcune spiacevoli considerazioni sulla nostra associazione che ci costringono a fare ulteriore chiarezza sulle decisioni assunte da AMID in relazione ai recenti avvenimenti che hanno interessato le associazioni che operano nell’ambito delle problematiche di tutela del personale militare.

Chi ci segue saprà che nel luglio del 2003 il Ministro della Difesa on. Martino ha emanato una circolare sul divieto di libera associazione del personale militare a nostro avviso di inaudita gravità in quanto per la prima volta è stata vietata al personale militare la libertà costituzionale di esercitare il diritto di associazione anche se ciò viene fatto insieme a cittadini non militari.

La predetta circolare impone un divieto assoluto sia nell’esercizio del libero diritto sia nel rivendicare al Ministro della Difesa il potere autorizzativo di riconoscere le associazioni e le loro finalità.

A tal riguardo la valutazione non si limita ad un pur discutibile accertamento del carattere di “sindacalità” delle associazioni, ma estende un’ampia considerazione degli “interessi” della difesa anche se discussi e trattati con il concorso di cittadini non appartenenti all’Amministrazione della Difesa.

Per assurdo si potrebbe ipotizzare che l’associazione WWF, a cui è sicuramente iscritto del personale militare, quando intende affrontare argomenti d’interesse della difesa quali ad esempio l’utilizzo ambientale di un’area demaniale, è tenuto a richiedere l’autorizzazione preventiva al Ministro della Difesa, altrimenti potrebbe essere perseguibile ed in particolare lo sarebbero i militari ad esso iscritti.

Può sembrare uno scherzo ma purtroppo è una cosa molto seria; del resto basta andarsi a vedere le norme richiamate a premessa della circolare emanata per capire la gravità della questione; la citazione dell’articolo del codice penale militare che vieta ai militari l’iscrizione alle associazioni segrete, è una novità quasi inedita nella giurisprudenza militare!

Questo comporta che quei poveri cittadini militari che venissero accusati di essersi iscritti ad una associazione segreta sarebbero immediatamente sospesi dal servizio, così come prevede il codice penale militare. E’ anche vero che sarà dura dimostrare per qualsiasi giudice che il WWF o AMID siano delle associazioni segrete che perseguono finalità a danno degli interessi superiori delle Forze Armate, ma intanto il danno di passare alcuni mesi sospesi dal servizio a metà stipendio è bello che assicurato.

Con queste premesse AMID ha deciso che la prima tutela dei suoi associati doveva essere quella di evitare loro possibili conseguenze disciplinari, penali ed economiche per il solo fatto di essere iscritti ad una associazione che il Ministero della Difesa ritiene, anche se impropriamente, illegittima.

Nonostante questa nostra scelta, siamo convinti che le finalità perseguite da AMID siano legittime perché le iniziative sono finalizzate esclusivamente alla promozione del dibattito politico e sociale teso a riconoscere il diritto di auto tutela al personale militare.

Questa attività è stata perseguita sempre con fermezza ma con moderazione e nel rispetto dell’etica che si impone comunque quando si trattano questioni legate ad una delicata istituzione quale sono le Forze Armate.

Ecco perché AMID ha deciso di “sospendere” le sue attività in Italia ed in particolare di interrompere le iscrizioni ed il rinnovo dei propri soci considerando le adesioni che continuano a pervenire come una forma di consenso di “simpatizzanti” senza status di socio.

Naturalmente oltre che garantire una forma di tutela si è intenso protestare contro una sorta di “regime” che si sta introducendo in Italia a danno dei diritti dei cittadini e dei lavoratori.

La contrarietà di AMID verso il provvedimento adottato dal Ministro della Difesa si è concretizzata con la presentazione di un ricorso giurisdizionale per illegittimità al TAR del Lazio.

Fin qui la storia fedele di quanto è successo, purtroppo come si diceva in premessa quanto accaduto ha dato lo spunto a qualcuno interessato a denigrare l’azione sinora condotta da AMID per affermare che AMID ormai era sciolta anche perché in crisi di iscrizioni.

Che ci sia una crisi di adesioni per tutte le associazioni è innegabile. Che sia ancora di più a fattore comune per tutte le associazioni che gravitano nell’ambito del Comparto Sicurezza è pure vero. Ma come potrebbe essere altrimenti viste le continue minacce e intimidazioni contenute nelle circolari emanate dallo stesso Ministro della Difesa, dagli Stati Maggiori di Forza Armata e dai Comandi Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza?

Quindi la crisi di adesioni per AMID è comune a tutte la altre realtà associative.

Dobbiamo riscontrare, invece, che AMID sta riscuotendo un grande consenso ed un’attenzione particolare sia per la bontà e l'approfondimento dei temi trattati sia per la corretta informazione fornita con il portale web www.amid.it e con la rivista “3D Difesa, Diritti e Democrazia”. In particolare è molto apprezzato il servizio di consulenza a disposizione "gratuita" di tutti i visitatori del sito AMID su internet.

Inoltre pur essendo “sospesa” l’attività ufficiale in Italia, non lo è certamente in Europa dove intensa e qualificata è la nostra partecipazione ai lavori di EUROMIL e dove è stato avviato un importante dialogo con le istituzioni comunitarie.

Come si vede quindi quando si dice che AMID è “sospesa” in Italia non significa assolutamente che non produce più attività, anzi sono state intensificate sia le attività informative e di consulenza sia i rapporti politici e sociali in Italia ed in Europa.

Dispiace ma alcuni soggetti dovranno rinunciare alla soddisfazione di vedere disperso il patrimonio di idee e di esperienze maturato da AMID.

Fin quando nel personale militare italiano anelerà il desiderio di affermare i propri diritti e le tutele democratiche, AMID continuerà a perseguire e promuovere le finalità per le quali è nata con le modalità che ci sono congeniali nel rispetto delle leggi e delle istituzioni.

Forse è appena il caso di ribadire che AMID, fin dalla sua nascita, ha scelto la strada del dibattito e del confronto civile e mai la logica della contrapposizione e dello scontro verbale o di piazza.

AMID è stata sempre rispettosa delle istituzioni e anche delle opinioni diverse pertanto non ha mai operato o espresso giudizi preconcetti.

Il confronto continuamente ricercato con le forze politiche e sociali, senza distinzioni, non ha mai compromesso la nostra indipendenza; rispettiamo le posizioni diverse dalla nostra così come teniamo alla nostra autonomia.

AMID è consapevole delle resistenze e dei timori sia delle gerarchie sia della classe politica, anche perché da anni si sente dire impropriamente che l’associazionismo tra i militari avrebbe potuto in qualche modo compromettere la compattezza e la disciplina delle Forze Armate.

AMID non è di questo avviso e non solo per una convinzione di tipo ideologico, ma anche perché la stessa è suffragata dalle molteplici esperienze che da anni ed in varie forme, sono presenti nella gran parte dei Paesi più evoluti dell’Unione Europea.

Il giudizio delle istituzioni di quei Paesi sulle rispettive forme di rappresentanza del personale militare è ampiamente positivo senza alcuna distinzione di carattere politico sia da parte dei governi di centro destra sia da quelli di centro sinistra.

A giudizio dell’Associazione per i Militari Democratici la convinta partecipazione dell’Italia alla realizzazione della Difesa Integrata Europea, dovrebbe prevedere anche l’adeguamento normativo sul piano delle tutele del personale militare.

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