Il governo mette in vendita 3.000 alloggi demaniali della difesa. Stampa
Come un rullo compressore il governo ha approvato un decreto di vendita di ben tremila alloggi di servizio della difesa senza tener in alcun conto del dibattito parlamentare in corso con ben 4 risoluzioni calendarizzate in commissione difesa. La improvvisa accelerazione della partecipazione italiana nella imminente missione in Iraq ha fatto saltare i già precari equilibri sul dibattito in corso. L attuale governo già da tempo aveva previsto di capitalizzare gran parte del patrimonio dello Stato. In questo contesto era stata prevista anche la cartolarizzazione del patrimonio abitativo della difesa resosi non più indispensabile. Proprio su questo concetto si era bloccato il tutto con la Difesa che aveva tentato di opporsi alla vendita richiedendo in merito un parere al Consiglio di Stato. Il decreto approvato dal consiglio dei ministri ha rotto gli indugi sotto la spinta delle esigenze di cassa del ministro Tremonti. Sembra che ci sia stata una accesa discussione tra il responsabile della difesa Martino ed il suo collega delle Finanze che, pare, intendesse cartolarizzare tutti i 18.000 alloggi facenti parte del patrimonio demaniale della difesa. In tutto questo contesto le esigenze del personale militare sono passate in secondo piano. Infatti, non si parla di diritto di prelazione per gli utenti, ne di tutela delle categorie protette ne di alloggi per i tanto ricercati volontari. A tal proposito evidenziamo un contraddizione nel vendere gli alloggi per pagare la missione a quei volontari che non ci sono perché, tra l altro, non potranno mai fruire di alloggi demaniali in concessione. Infine siamo molto perplessi per lo strumento della cartolarizzazione che garantisce allo Stato appena il 60% del valore immobiliare a vantaggio del pool di banche impegnate nell affare. Forse una seria politica di dismissioni degli alloggi demaniali a favore degli utenti avrebbe potuto portare vantaggi reciproci sia al personale sia alla stessa amministrazione. Purtroppo,invece, la situazione che si sta determinando è foriera di pesanti e stridenti disagi sociali. Anche per questo non bisogna dimenticare le grosse responsabilità degli Stati Maggiori per essersi opposti in passato a gestioni e soluzioni che tenessero nel dovuto conto le esigenze di carattere sociale di un bene primario per il personale quale è la casa. Anche in questo caso la cecità e la gestione dei privilegi ha prevalso sulle legittime esigenza di tutela della gran parte del personale militare nonostante la materia facesse parte degli argomenti di consentita trattazione della Rappresentanza Militare.

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