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Rapporto Inps: Pensioni, sistema sano. La riforma può attendere PDF Stampa E-mail
11 miliardi di attivo per l'Inps. E' la prova del sostanziale equilibrio dei conti. Rimane sostenuta la dinamica delle entrate contributive, migliora l'attività di recupero dei crediti. "Non si deve alzare l'età delle donne"

"Non credo che questo sia il periodo buono per le riforme strutturali". Una nuova riforma del sistema previdenziale può aspettare, anche perché in questa fase di crisi acuta toccare le pensioni significherebbe rimettere in dubbio uno degli ammortizzatori sociali che funzionano. Questo il pensiero del ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, che oggi è intervenuto a Montecitorio alla presentazione dei dati finali dell'Inps sulle pensioni. Dopo aver ascoltato la relazione molto dettagliata del presidente-commissario Antonio Mastrapasqua che ha illustrato nei dettagli il Rapporto Annuale 2008 dell'Inps, Sacconi ha spiegato i motivi della sua posizione contraria a una nuova riforma previdenziale (posizione che ha indispettito il deputato del Pdl, Giuliano Cazzola, secondo il quale si può accettare solo una "pausa di riflessione"). "Non sono note in questo momento le condizioni di contesto, quelle economiche e quelle di finanza pubblica - ha spiegato Sacconi - e non potendo realizzare facili previsioni, non possiamo intervenire su quelli che sono diritti soggettivi permanenti, limitandoli". Insomma, per il ministro, riformare in questo momento le pensioni "aggiungerebbe solo insicurezza ad insicurezza".

Undici miliardi di attivo per l'Inps

E nella Relazione di Mastrapasqua c'è anche la conferma della posizione espressa da tempo dalla Cgil, ovvero la prova del sostanziale equilibrio dei conti delle pensioni pubbliche. Il sistema è in equilibrio e nell'Inps è in corso una sorta di rivoluzione dell'efficienza, che il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta ha definito, scherzando, la rivoluzione di Mastrapasqua.

Il presidente ha dato delle cifre precise. Il Bilancio 2008 dell'Inps presenta un saldo attivo di più di 11 miliardi di euro. Rimane sostenuta la dinamica delle entrate contributive, migliora l'attività di recupero dei crediti (un vero piccolo boom con 5 miliardi di euro nel 2008). È cresciuto il numero degli iscritti alle gestioni pensionistiche che sono ormai più di 19 milioni. A questo si deve aggiungere l'incremento dei contributi versati dai lavoratori stranieri regolarizzati. I lavoratori stranieri che versano regolarmente contributi sono ormai quasi 2 milioni. I miglioramenti - ha spiegato inoltre il presidente - derivano dalla lotta all'evasione e all'elusione contributiva, dall'aumento dell'aliquota a carico degli artigiani, dai nuovi requisiti di accesso al pensionamento di anzianità. Nel 2008 l'Inps ha erogato inoltre assegni di disoccupazione a 1,4 milioni di persone e 700.000 trattamenti di cassa integrazione.

Le minacce di Cazzola

In ogni caso i conti vanno bene e ogni allarmismo è a questo punto destituito di fondamento, anche se c'è chi insiste. "Gli 11 miliardi di attivo dell'Inps sono frutto di una solidarietà bastarda", ha dichiarato per esempio Giuliano Cazzola, il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, secondo il quale "pensare che la questione pensioni sia archiviata non è giusto. La legislatura è lunga faremo i conti tra qualche tempo. Il problema è solo rimandato".

La Cgil esprime invece apprezzamento per la situazione esposta dal presidente Mastrapasqua, ma anche per la posizione espressa dal ministro Sacconi. "Che non ci sia bisogno di riforme strutturali noi lo diciamo da tempo", ha detto la segretaria confederale, Morena Piccinini, ricordando anche la contrarietà del sindacato all'aumento dell'età pensionabile per le donne. Secondo la segretaria confederale, gli oltre 11 miliardi di avanzo registrati dall'Inps rappresentano una cifra "importante che deve tornare a chi l'ha prodotta, cioè i lavoratori dipendenti attraverso gli ammortizzatori sociali e i pensionati dando loro risposte alla condizione di disagio"!.

Non si deve alzare l'età delle donne

Un "paradosso". Così il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua ha definito oggi l'aumento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato, perché di fatto le donne così uscirebbero dal lavoro con un'età media superiore a quella degli uomini. Il presidente Inps ha detto di essere dunque sulla stessa linea di quanto più volte sostenuto dal ministro Sacconi. "Sarebbe un paradosso" - ha spiegato Mastrapasqua a margine della presentazione del rapporto annuale dell'Inps ricordando che la richiesta europea riguarda solo il pubblico impiego.

Il bilancio in attivo? Merito di Prodi

I risultati positivi dell'Inps nel 2008 (oltre 11 miliardi di avanzo economico) sono "il frutto del lavoro del Governo Prodi". Lo sottolinea l'ex ministro del lavoro, Cesare Damiano a margine della presentazione del Rapporto annuale dell'Inps ricordando anche i 5 miliardi di crediti recuperati. "Sono soddisfatto del risultato - ha detto - per me comunque non è inaspettato. Sono soddisfatto perché si mette fine alla polemica. I conti dell'Inps sono in ordine, non è necessaria una riforma delle pensioni. Penso che il lavoro almeno in quota debba essere riconosciuto".

Infine una precisazione sull'equilibrio interno dei conti dell'Inps arriva invece da Gian Paolo Patta, membro del Civ dell'Inps (il Comitato di Vigilanza) e del direttivo nazionale della Cgil. "L'attivo del bilancio dell'Inps nasconde risultati molto diversi dei vari fondi - spiega Patta - sono attivi: il fondo storico dei lavoratori dipendenti, il fondo dei parasubordinati e le prestazioni temporanee. Ovvero: operai e impiegati, collaboratori, cassintegrati e licenziati pagano il debito di dirigenti, artigiani e coltivatori. Coloro che pagano le aliquote più elevate pagano i debiti di coloro che pagano il 20% di contributi su imponibili sottostimati. Non era questo lo spirito del passaggio al contributivo. Ogni fondo dovrebbe andare in pareggio e soprattutto è inaccettabile che ci siano integrazioni salariali misere per cassintegrati e licenziati e si utilizzino i contributi a loro destinati per solidarizzare con la fascia ricca del mondo del lavoro. Il fondo dei lavoratori al netto delle gestioni speciali è in attivo da anni e sarebbe ora che si riducesse la contribuzione al 33% e si alzasse quella di chi paga solo il 20%."

di Paolo Andruccioli da Rassegna Sindacale

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