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Risoluzione anticipata del rapporto di lavoro: il Governo ci riprova nonostante la bocciatura parlamentare PDF Stampa E-mail
Il ministro della Funzione Pubblica Brunetta

L'esecutivo, dicono alcune indiscrezioni, si starebbe preparando a inserire in un decreto legge da approvare venerdì una norma che annullerebbe la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione decisa dal governo Prodi. Ci sono anche altre norme del ddl Lavoro non approvate dalla Camera, tra cui la contribuzione maturata e non più effettiva. Per la Cgil: "Un atto irresponsabile".
Si tratta solo di indiscrezioni anticipate da un paio di agenzie di stampa (l'Agi e l'Adnkronos), ma prefigurano un vero e proprio blitz. Stando ai dispacci, entrerebbe in un decreto legge ad hoc lo stop alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Potranno essere regolarizzati solo per concorso pubblico. La norma era stata inserita nel passaggio alla Camera del d.d.l. Lavoro collegato alla Finanziaria, ma il provvedimento è attualmente fermo all'esame del Senato.
Il decreto, che dovrebbe approdare venerdì in Consiglio dei ministri, è composto da quattro articoli e include anche altre misure inserite dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta nel d.d.l. Lavoro. La norma anti-stabilizzazione dei precari prevede dal primo luglio 2009 lo stop alla regolarizzazione. Si cancellano così le norme approvate dal governo Prodi con la Finanziaria 2008.
L'articolo 1 del decreto (sulla stabilizzazione dei precari), secondo quanto si legge in una bozza, contiene:
"disposizioni urgenti per il personale che ha maturato esperienza professionale nelle amministrazioni pubbliche".
L'articolo 2 prevede:
"disposizioni in materia di assenze per malattia e certificati di malattia". Si trasferisce nel decreto la stretta introdotta nel ddl lavoro sui certificati di malattia, che prevede l'invio telematico all'Inps dei certificati direttamente dal medico.
L'articolo 3 invece prevede misure per la:
"risoluzione anticipata del rapporto di lavoro al compimento dell'anzianità massima contributiva di 40 anni". In pratica, sui pensionamenti d'ufficio si ritorna alla formulazione originaria voluta da Brunetta ma non approvata nel ddl di Riforma della P.A: si torna ai 40 anni di contribuzione maturata e non più effettiva. La modifica consente di calcolare nella contribuzione anche il riscatto della laurea e del servizio militare, esclusi nel passaggio del ddl Brunetta al Senato con un emendamento del Pd.
L'articolo 4, infine, contiene norme urgenti:
"in materia di risorse da utilizzare per la contrattazione integrativa".
Le anticipazioni hanno provocato una reazione immediata della Cgil, che con il segretario della Funzione pubblica Carlo Podda ha accusato il governo di commettere "un atto irresponsabile". Podda ha proseguito: "Tralasciando per un momento il fatto che parliamo di personale che fornisce servizi essenziali ai cittadini, servizi che in assenza del suddetto personale non saranno più erogabili, risulta incomprensibile come, mentre da più parti si richieda l'estensione delle tutele a tutti quei lavoratori che oggi ne sono sprovvisti, il governo si comporti come il peggior datore di lavoro, licenziando nei fatti 60mila lavoratori totalmente sprovvisti di ammortizzatori sociali. Denunciamo come questa sia una scelta sbagliata, centralista ed autoritaria. Per l'ennesima volta si ricorre allo strumento del decreto legge senza nessun coinvolgimento degli enti locali, delle regioni, delle parti sociali e del Parlamento".
Sulla questione è intervenuto anche Paolo Nerozzi, senatore del Pd ed ex segretario confederale della Cgil: "Mi auguro che le indiscrezioni della stampa di queste ultime ore non siano fondate. Altrimenti l'Italia sarebbe l'unico Paese europeo che invece di attuare politiche a sostegno dei precari, li licenzia per decreto legge". Nerozzi si chiede: "Come può essere "necessario e urgente" il licenziamento di 60 mila giovani? Forse il ministro Brunetta ha scoperto resistenze all'interno della sua stessa maggioranza?".

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