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Le conseguenze di tagli indiscriminati al bilancio della difesa PDF Stampa E-mail
Il 29 gennaio Consiglio supremo della Fortezza Bastiani
di Giovanni Martinelli da Pagine di Difesa

Quello che per le forze armate avrebbe dovuto essere un (relativamente) tranquillo periodo di avvicinamento alla sia pur cruciale riunione del Consiglio supremo di Difesa del prossimo 29 gennaio, si sta invece trasformando in un'ennesima e lampante dimostrazione di come, ancora oggi, nel nostro Paese sia pressoché impossibile discutere di politiche di sicurezza e di difesa, e quindi di forze armate stesse, in maniera lucida e razionale.
Si è accennato alla riunione del 29 gennaio; nel comunicato diffuso dal Quirinale, tra i vari argomenti all'ordine del giorno, è infatti previsto anche un: "esame delle linee portanti del processo di razionalizzazione dello strumento militare e dei provvedimenti normativi posti a suo fondamento". Un tema su cui ormai si discute da diverso tempo, senza che però nulla di concreto su quanto si pensa di fare sia mai stato illustrato con chiarezza.
Aspetto, quest'ultimo, certo non irrilevante visto che così facendo si è sottratto a un - più o meno pubblico - dibattito un argomento che, viceversa, riveste un'importanza non indifferente per il Paese intero. Non resta quindi che aspettare e vedere quali saranno i provvedimenti che si intende assumere. Per quel poco che è dato sapere, il filo conduttore sarà rappresentato da una drastica riduzione degli organici perché, così si sostiene, il modello a 190mila uomini varato con la legge 331/2000 non sarebbe finanziariamente sostenibile.
Tesi rispettabile ma di per sé poco credibile per due ordini di motivi. Il primo è che, in realtà, tale modello non ha mai visto la luce perché la corretta ripartizione tra le varie categorie di personale - uno dei due pilastri fondamentali insieme alla fissazione del suddetto livello di forze - previsto da tale legge è ben lungi dall'essersi completata, tanto da creare uno squilibrio nella distribuzione dei fondi a disposizione. Il secondo motivo è che, cifre alla mano, per renderlo finanziariamente sostenibile - cioè garantire quantomeno l'equilibrio fra le spese per il personale da una parte e quelle per l'esercizio più l'investimento dall'altra - il livello di risorse necessario non sarebbe certo così elevato; quell'1,2% di incidenza sul Pil delle spese per la Difesa in più occasioni immaginato, sarebbe infatti in grado di garantire una sufficiente operatività dello strumento militare, soprattutto se venisse affiancato da interventi mirati volti a razionalizzarne la struttura.
Il problema non sta dunque nel modello a 190mila in sé quanto, piuttosto, nell'incoerenza di una politica che dopo averlo delineato. non ha provveduto a fornire quelle risposte e quelle risorse che sarebbero state necessarie per realizzarlo in maniera compiuta. Resta il fatto che con l'attuale 0,8% (peraltro in rapida diminuzione nei prossimi anni) qualsiasi considerazione circa il futuro assetto delle forze armate corre il serio rischio di rimanere un esercizio quasi esclusivamente teorico.
Ma, come si diceva, questo tranquillo - quasi rassegnato - approssimarsi al Consiglio supremo di Difesa, viene come scosso dall'annuncio di un provvedimento di una tale portata da non poter essere taciuto né, tanto meno, analizzato; prima i ministri della Difesa nonché dell'Interno e, in seguito, il presidente del Consiglio hanno infatti avanzato la proposta di portare a 30mila il numero dei militari impiegati nell'operazione Strade sicure.
Ora, se già l'originario impiego di tremila militari con compiti di ordine pubblico aveva destato più di una perplessità e non poche critiche, è evidente che il prospettato dispiegamento di molti altri modifica ulteriormente i termini della questione. Tanto per essere chiari, se prima di questa decisione certi richiami a Paesi in cui le situazioni di ordine pubblico interno sono talmente gravi da richiedere il massiccio impiego di uomini delle forze armate accanto a quelli delle forze di polizia apparivano strumentali, alla luce degli ultimi sviluppi essi non sembrano più essere tali. Tanto che certi paragoni, prima eccessivi, all'improvviso diventano e, soprattutto, imbarazzanti; parlare di un'Italia simile all'Iraq o alla Colombia non appare più tanto fuori luogo.
Ed evidentemente poco importa se, dati alla mano, disponiamo del più imponente apparato di sicurezza interno dell'intera Europa (con oltre 300mila soggetti che, a vario titolo e in diversi modi, si occupano di ordine pubblico e affini), se questi vengono impiegati male, se tale apparato ci costa già molto, se questo ulteriore impegno finirà con il far pagare ai cittadini italiani due volte lo stesso servizio, se si continuerà a dilapidare quel poco di risorse che rimane a disposizione delle forze armate e se, soprattutto, queste ultime verranno ancora una volta impiegate (o forse sarebbe meglio dire ‘usate') per compiti che poco o nulla hanno a che fare con quanto per loro previsto dalle leggi della nostra Repubblica.
Perché non bastava la ‘monnezza', lo spegnimento di incendi, la demolizione di opere abusive, la spalatura della neve, il (per ora abortito, ma non si sa mai) controllo della sicurezza dei cantieri di lavoro. Ecco che quello che avrebbe dovuto essere un esperimento limitato nel tempo e nella quantità, si trasformerà fino a far diventare i ‘pattuglioni' una presenza fissa - e massiccia - nelle nostre città. Si va cioè affermando una tendenza pericolosa: tutto ciò che riguarda la sicurezza dei cittadini può essere trasformato in emergenza e quindi tutto può richiedere l'impiego dei militari. Un passaggio funzionale a un'ulteriore trasformazione che le forze armate stesse stanno subendo: da strumento a disposizione dell'intero Paese per l'implementazione delle politiche estera e di sicurezza in uno a disposizione di pochi da impiegare in maniera funzionale alla raccolta del consenso popolare.
Su questo quadro d'insieme aleggiano quella scarsa preparazione e quella incompetenza dimostrate sì dall'attuale titolare del dicastero della Difesa ma ugualmente diffuse in larga parte del Governo e del Parlamento. Una situazione di grave deficit/arretratezza culturale sui temi della sicurezza e della difesa, efficacemente illustrata dall'affermazione del presidente del Consiglio che, per giustificare l'aumento dei militari nelle città, dichiara: "invece di essere un esercito che sta a fare la guardia nei confronti del deserto dei Tartari sarà utilizzato per combattere l'esercito del male".
E così, il 2009 si appresta a diventare l'inizio di una nuova era per le nostre forze armate e per l'Italia stessa. Per le prime, con l'effetto combinato dei tagli di bilancio, della prossima ristrutturazione/riduzione e di precise scelte politiche, si profila il completamento di quel processo di involuzione (o, se preferite, scempio) che le porterà a operare sempre più in maniera ancillare rispetto ad altri corpi o enti dello Stato all'interno dei confini nazionali, fino a relegare gli scenari di impiego internazionali in una posizione di secondo piano.
Per l'Italia poi, valutare quali potranno essere i riflessi sulla sua azione in ambito internazionale, e quindi sul suo ruolo nonché sul suo peso, è forse presto per dirlo ma pensare che essi possano trarre beneficio da tali scelte appare quanto meno improbabile. Ben più facile che, piuttosto, avvenga esattamente l'opposto.
Una cosa almeno è chiara, laddove proprio su queste colonne [Forse ora si comincia a esagerare] si insinuava il dubbio che si stesse esagerando, adesso tale dubbio è definitivamente svanito per lasciare lo spazio a una solida certezza: stiamo decisamente esagerando. Il tutto nell'assordante e colpevole silenzio di (quasi) tutti, ivi compresi quei vertici militari chiamati a guidare l'istituzione ‘forze armate' e che invece appaiono sempre più lontani dalle responsabilità che tale onere-onore comporta.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
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