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Il ritiro dall’Iraq è una bufala: invece restiamo e costituiamo un Prt PDF Stampa E-mail

Il ritiro dall’Iraq è una bufala: invece restiamo e costituiamo un Prt


Paolo Rolli, 23 maggio 2006 da Pagine di Difesa


E' intenzione del governo proporre al Parlamento il rientro dei nostri soldati" afferma il capo del governo Romano Prodi in riferimento alla missione in Iraq. "Italiani, restate: abbiamo ancora bisogno di voi perchè terrorismo e criminalità non dilaghino", è invece l'appello del governatore della provincia di Nassiriya, Aziz Al Ogheli. Ritiro o non ritiro, allora?

Il ritiro del contingente italiano non ci sarà, o meglio, si assisterà a nulla di diverso rispetto a quello che già il precedente governo aveva stabilito: un cambio di tipologia dell'impegno nazionale in Iraq, con un adeguamento dello strumento militare e una ridefinizione della missione "Antica Babilonia". A partire dal nome, che diventerà "Nuova Babilonia". A dispetto degli squilli di tromba e dei rulli di tamburo con i quali Romano Prodi sta annunciando di voler cessare l'impegno militare a Nassiriya, sostituendolo con un impegno "civile", a breve si assisterà solo al ridimensionamento del dispositivo militare: presenza indispensabile per dare vita a quel Provincial reconstruction team che inizierà a operare già dal mese di giugno.

E' impensabile - e sarebbe irresponsabile - infatti, che il governo italiano decida di mantenere a Nassiriya solo una presenza civile, costituita da funzionari ed esperti del ministero degli Esteri (Mae). Da qualche giorno nel capoluogo della provincia del Dhi Qar sono giunti alcuni rappresentanti del Mae, nocciolo di quello che diverrà il Prt italiano in quell'area, per la cui sicurezza e logistica, però, saranno necessari non meno di 600 militari - in pratica un reggimento - con i relativi mezzi e supporti.

Di fatto, quindi, il governo annuncia solamente a parole un rapido disimpegno militare dall'Iraq, mentre in concreto, volendo avviare un team di ricostruzione provinciale, la presenza di truppe sarà condizione indispensabile. Le parole di Prodi, dunque, devono essere lette solo in funzione del mantenimento della calma all'interno del suo eterogeneo esecutivo, per non irritare ulteriormente l'ala più radicale della compagine governativa, per la quale l'impegno in Iraq non sarebbe nemmeno dovuto iniziare. In tal senso si debbono leggere anche le parole "guerra" e "occupazione", pronunciate da Prodi nel suo discorso al Senato ad uso e consumo dei suoi alleati più estremisti. Parole che, è bene ricordarlo, stridono con la realtà dei fatti, in quanto l'Italia si è impegnata in Iraq, peraltro con una missione di carattere umanitario e di ricostruzione, ben dopo la fine del conflitto tra le truppe irachene di Saddam Hussein e quelle anglo-americane, e soprattutto dietro mandato delle Nazioni Unite. Senza contare i ripetuti e accorati appelli delle autorità irachene all'Italia, che invocano la prosecuzione dell'impegno.

Come si conciliano, allora, l'annuncio del ritiro e il programma di dar vita a un Prt? Semplicemente non si conciliano. Un Prt non può vivere senza un'adeguata presenza militare, come del resto insegna l'unica esperienza in tal senso finora avviata dal nostro Paese, quella in Afghanistan, dove nell'ambito della missione Nato Isaf, la presenza nazionale vede impegnati nel Prt di Herat, a guida italiana, 150 militari e cinque funzionari civili. Senza contare, tra l'altro, che i progetti di ricostruzione avviati e conclusi dall'Esercito sono di gran lunga superiori in numero e importanza rispetto a quelli del ministero degli Esteri.

Meramente funzionale a mantenere la tranquillità all'interno dell'esecutivo, dunque, appare il discorso del capo del governo, che dovendo salvare capra e cavoli, da un lato annuncia in maniera roboante il ritiro, mentre dall'altro è perfettamente consapevole che ciò non avverrà. A meno che non si voglia abbandonare l'Iraq in maniera totale, senza lasciarvi, quindi, né civili né militari. Del resto, proprio nei giorni scorsi, così come era stato programmato dal precedente governo, è iniziata la costituzione del Prt di Nassiriya, per permettere il funzionamento e la sicurezza del quale serviranno non meno di seicento militari.

"Nella prima decade di giugno ci sarà l'inaugurazione del Prt, che a metà dello stesso mese acquisirà la piena operatività", ha spiegato infatti Ugo Trojano, il funzionario designato dal ministero degli Esteri a guidare la nuova struttura con la collaborazione di due vice: un ufficiale italiano e un civile statunitense. Non cesserà, quindi, la presenza militare, come ha affermato anche il generale Natalino Madeddu, comandante della brigata Sassari e dell'Italian Joint task Force Iraq a Nassiriya, per dare continuità soprattutto agli impegni in ambito Cimic (Civil-military cooperation) e Ssr (Security sector reform).

Indirette conferme in tal senso sono giunte anche dall'ambasciatore italiano a Baghdad, Maurizio Melani, che proprio a Nassiriya, in occasione dell'ultima visita da ministro della Difesa di Antonio Martino al contingente là dispiegato, non ha parlato di ritiro, bensì di riduzione. "La forza militare andrà progressivamente riducendosi e, a fronte di questa riconfigurazione, c'è un'esigenza di continuare il sostegno sul piano civile - ha detto. Sono già stati predisposti gli interventi affinchè ciò si possa realizzare con la costituzione di un Prt che dovrà dare sostegno alle capacità organizzative e di 'governance’ delle autorità locali, accompagnando questa attività con l'attuazione di progetti concreti che siano di immediato beneficio per la popolazione".

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2 GIUGNO: PARISI, FORZE ARMATE PRESIDIO DELLA LIBERTA'

Il 2 giugno è la festa della Repubblica, il giorno in cui celebriamo la riconquistata libertà: tutte le componenti della società partecipano a questa festa comune e dunque anche le Forze Armate, che sono a presidio della nostra libertà.

E' quanto ha affermato il ministro della Difesa, Arturo Parisi, intervenendo alla trasmissione televisiva Uno mattina in occasione del 2 giugno e parlando della parata militare in programma oggi a Roma.

Parisi ha ricordato che la parata, nata nel 1948, è stata ripresa nel 2000, dopo un periodo di sospensione, grazie alla volontà dell'ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Il ministro della Difesa ha sottolineato l'importanza della festa di oggi: i 60 anni della Repubblica, ci ricordano che non è più bambina ma donna e che proprio le donne ebbero un voto determinante con il loro voto.

Rispondendo ad una domanda di Monica Maggioni il ministro ha confermato che entro l'anno ci sarà il rientro dei nostri soldati dall'Iraq e che proseguirà invece la missione in Afghanistan che è una missione multilaterale di pacificazione del Paese e di lotta al terrorismo.

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Antica Babilonia fa il restyling

 

Iraq. Entro la fine del 2006 diventeranno operativi i ''Team di ricostruzione provinciali'' di marchio italiano. Ecco, da alcune indiscrezioni, come dovrebbero essere organizzati

 

Nei giorni scorsi il nuovo governo ha confermato che il nostro Paese continuerà il suo impegno in Iraq, concentrandosi sulla ricostruzione, tramite l'istituzione di un Provincial reconstruction team (Prt). Parallelamente, però, parte dei nostri soldati e carabinieri continuerà ad addestrare le forze di sicurezza locali. La struttura, come aveva spiegato l'ormai ex ministro della Difesa Antonio Martino, sarà del tipo dei "team di ricostruzione provinciale" che già operano in Afghanistan e al suo allestimento organizzativo stanno lavorando i dicasteri della Difesa e degli Esteri.

 

L'organizzazione del Prt, che diventerà pienamente operativo alla fine dell'anno, fa parte del "piano di rientro" dall'Iraq, che consiste in un alleggerimento della presenza italiana in stretta consultazione con il governo iracheno e con gli altri partner. Insomma un "maquillage": e non c'è da stupirsi visto che la vicenda irachena racchiude in sé tutte le questioni chiave per un rilancio della politica estera del nostro paese. A partire dal rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. I Prt sono una sorta di "soluzione intermedia" tra il ritiro delle truppe italiane (come chiedono gli elettori del centrosinistra e la nostra Costituzione) e il mantenimento delle stesse nel paese (come chiedono il centrodestra e gli Usa). L’esperienza afgana del PRT di Herat e le preoccupazioni espresse più volte da operatori del settore e dalle organizzazioni non governative di cooperazione dimostrano che quella modalità di presenza in territori in conflitto rischia da una parte di legittimare una nuova fase di un’operazione squisitamente militare, e dall’altra di mettere a serio repentaglio l’incolumità fisica dei cooperanti civili.

 

Occorrerà trasferire la battaglia in parlamento e nelle commissioni. Per ora, "Antica Babilonia", cominciata con l'arrivo dell'avanguardia del contingente italiano a Nassiriyah l'8 giugno del 2003, si "esaurirà" dunque entro la fine del 2006 per lasciare il posto al Team di ricostruzione provinciale. Da luglio 2006 rimarranno nel paese mediorientale circa 800 militari italiani, meno della metà degli effettivi iniziali. In particolar modo sarà ritoccata la componente di terra. Entro giugno è previsto il graduale trasferimento dei compiti dal contingente alle forze di difesa e sicurezza irachene, che sono in fase di addestramento per la parte di competenza italiana (la provincia del Dhi Qar). Di pari passo procederà la riduzione del contingente.

 

Come affermato ieri mattina dal Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Filiberto Cecchi, al cronista dell'agenzia di stampa "il Velino", la compagine militare della struttura sarà guidata dal colonnello Antonino Pagotto, che rivestirà anche l'incarico di vice capo del Prt. L'altro numero due sarà invece William Lovely, statunitense, ex pilota dei Marines, attualmente alle dipendenze della Direzione generale dei Prt Usa (quest'ultimi sono già attivi in tre aree dell'Irak). La gestione del Provincial reconstruction team, infine, è stata affidata al diplomatico Ugo Trojano. Peraltro anche il nostro ambasciatore in Iraq, Maurizio Melani, sarà coinvolto nella vita della struttura, seppur indirettamente. Infatti il diplomatico è anche membro del "Joint executive steree committee" della Coalizione. Vale a dire fa parte del comitato operativo delle forze multinazionali che, tra le altre cose, ha anche la funzione di guida strategica di tutti i Prt iracheni.

 

Il Prt "made in Italy" sarà pienamente operativo ufficialmente verso il 20 di giugno. Nei giorni scorsi ha ricevuto la "Initial operational capacity" (Ioc), e trascorso un mese è prevista la "Full operational capacity" (Foc).

 

I settori d'intervento prioritari al momento sono cinque, ma i tecnici non escludono di estendere l'attività ad altri. Per l'energia ci sarà Paolo Chiarusi; il responsabile per l'economia sarà Piermarino Tanzi; i progetti idrici saranno coordinati da Paolo Rufini. La governance andrà a Elisabetta Trenta e il settore amministrativo sarà curato da Rodolfo Celletti.

 

In Iraq è prevista globalmente l'istituzione di 12 Prt, otto dei quali gestiti dagli Stati Uniti (Ninawa, Tamim, Baghdad, Anbar, Salah ad Din, Najaf, Diyala e Babil).

 

I restanti quattro saranno affidati agli altri Paesi della Coalizione (Qadisiyah, Dhi Qar, Erbil e Bassora). Di questi ultimi, al momento però ne sono attivi solo due: quello italiano a Nassiriyah e quello britannico a Bassora. Infine, le forze multinazionali hanno ipotizzato di assegnare agli iracheni altri sei Provincial reconstruction team (Maysan, Muthanna, Dohuk Sulay, Wasit e Karbala), a patto che vi siano le condizioni di sicurezza e che l'esercito e la polizia di Baghdad abbia un organico sufficiente.

 

In caso i Prt vengano assegnati agli iracheni, i militari statunitensi hanno promesso almeno in principio il supporto delle forze della Coalizione e di contractor privati. Per l'Italia, la struttura di Nassiriyah è la seconda esperienza sul fronte dei Provincial reconstruction team. Infatti, il 31 marzo 2005 è stato inaugurato il primo Prt a guida italiana a Herat in Afghanistan. Vi operano un team di esperti del ministero degli Esteri e circa 120 militari, suddivisi tra sicurezza e cellule della ricostruzione (Cimic, cooperazione civile-militare). Infine, anche il Prt di Nassiriyah (come avvenuto a Herat) sarà dotato di una Forward support Base. Presso l'aeroporto di Tallil opera già il sesto Reparto operativo autonomo (Roa), composto da un centinaio di militari dell'Aeronautica militare e alcuni dell'Aviazione dell'Esercito (Aves), che diverrà l'ossatura della nuova struttura.

 

Il personale dell'Aeronautica (circa 200 effettivi del sesto Roa, Raggruppamento operativo autonomo) e i velivoli, nascita del Prt dovrebbe essere istituita anche una Forward support base (Fsb) presso l'aeroporto di Tallil. Ma già oggi i militari presenti fanno fatica a gestire la mole di lavoro che inevitabilmente crescerà con l'istituzione dei Provincial reconstruction team. invece, non dovrebbero subire sostanziali riduzioni. Il motivo è che, secondo fonti interne all'Arma azzurra, con la con la nascita del Prt dovrebbe essere istituita anche una Forward support base (Fsb) presso l'aeroporto di Tallil. Ma già oggi i militari presenti fanno fatica a gestire la mole di lavoro che inevitabilmente crescerà con l'istituzione dei Provincial reconstruction team.

 
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