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Convegno del 23/02/01 PDF Stampa E-mail
Un saluto a tutti i presenti. Grazie per aver accolto l'invito rivoltovi dalla Cgil. Con molti dei presenti le occasioni di incontro, di scambio di valutazioni, di condivisione di iniziative sono ormai, da qualche tempo, frequenti e proficue. Per la Cgil si tratta di un ambito di impegno non tradizionale, ma certamente non più episodico od occasionale. Oggi ci ritroviamo non tanto per confrontare valutazioni, scambiare idee, ma per puntualizzare e consolidare linee comuni di iniziativa; rispettosi delle diverse identità statutarie, formali e sostanziali, che connotano la Confederazione, piuttosto che ciascuna delle Associazioni qui rappresentate ai massimi livelli, ma forti di una elaborazione condivisa e di valori civili e culturali che nessun ordinamento, nessun regolamento di disciplina può separare o confinare. In fondo l'unica ragione di questa breve prolusione, che svolgo a nome della Segreteria Generale della Confederazione, sta nella opportunità di ribadire le motivazioni e il senso di questo nostro impegno, supportandole con qualche sintetica argomentazione. Sta nel DNA di un sindacato autenticamente confederale, per come si è storicamente configurato nella esperienza italiana e di grande parte dell'Europa, di cercare sempre la sintesi più alta e proficua fra interessi generali e tutela dei diritti delle persone che lavorano, valorizzazione della loro dignità, professionalità. Questo ci distingue da forme di rappresentanza meramente professionale, di mestiere; forme legittime, ma sempre esposte a derive corporative, a deficit di responsabilità. Questo sindacato, questa Confederazione, interprete di una storia difficile, ma ricca di esperienze e di successi, che hanno contribuito in misura molto rilevante al progresso civile dell'intera collettività (basti pensare, nei tempi più recenti, nel decennio che abbiamo alle spalle, al ruolo svolto per il risanamento economico e finanziario del paese) non può considerare estranee al proprio impegno, alla propria funzione questioni grandi e complesse, sempre più decisive nel determinare la qualità della convivenza civile, quali il grado di legalità e di sicurezza che connota la nostra comunità nell'attuale fase storica. Fenomeni diffusi e profondi di illegalità e di a-legalità caratterizzano molti aspetti della vita sociale, delle relazioni economiche, del sistema finanziario, delle relazioni di lavoro. Fenomeni antichi che sopravvivono e si rigenerano nelle trasformazioni; e fenomeni nuovi connessi a certi tratti della modernità.. In ogni caso questo è, indubbiamente, uno degli handicap principali che ostacolano il rinnovamento sociale, economico, culturale dell'Italia. D'altra parte, dalle dinamiche più intime della nostra convivenza civile, si esplicita sempre più una domanda di sicurezza, prende la forma della rivendicazione di un diritto soggettivo. Si tratta di dinamiche connesse vuoi alle effettive modificazioni dei fenomeni criminali o malavitosi, vuoi al mutare della percezione soggettiva di insicurezza specie nei contesti urbani e metropolitani. Cari amici, mi perdonerete questo sommario e troppo superficiale richiamo a questioni la cui rilevanza merita ben altra trattazione e sedi specifiche di approfondimento che, peraltro, già abbiamo condiviso nel recente passato e ancor più intendiamo promuovere in futuro. Non è questo il tema di oggi, tuttavia questi richiami erano necessari a me, per rendere esplicito lungo quali percorsi di analisi la Confederazione, dal proprio punto di vista, giunga anche all'appuntamento di oggi, ad un impegno non occasionale od episodico, né meramente solidaristico verso le vostre associazioni. Quelle analisi ci dicono che già oggi, e sempre più in futuro, non bastano azioni separate e burocratiche di semplice contrasto; servono strategie capaci di integrare l'opera delle istituzioni preposte ad affermare legalità e garantire sicurezza con la più generale opera di governo del territorio, nel senso più pieno ed ampio. Solo così si potrà promuovere e diffondere cultura della legalità e rispetto delle regole, si potrà garantire il diritto alla sicurezza in tutte le dinamiche di relazione, fra le nuove generazioni, i soggetti dell'economia. Nei materiali trovate una nota che la Segreteria della Cgil formulò alle proprie strutture già oltre un anno fa, che un poco meglio fissa questi concetti e costituisce la piattaforma per l'iniziativa che in questi mesi abbiamo avviato a qualche sviluppo. Al maturare di queste riflessioni si è accompagnata una interlocuzione proficua con forme associative (alcune preesistenti, altre in fieri) fra gli operatori della sicurezza (e della Difesa) sia a statuto civile che militare. Abbiamo ritenuto, per noi, per la Cgil, di grandissimo interesse quelle interlocuzioni proprio in ragione di quanto fin qui detto; la rilevanza che andavamo attribuendo, nelle nostre strategie, alle politiche per la legalità e la sicurezza, e il nostro essere "sindacato confederale", nel senso sopra descritto, ci hanno fatto apprezzare quel rapporto, quel dialogo che si stava avviando come occasione preziosa per rafforzare la nostra capacità di iniziativa facendo tesoro di competenze, saperi, capacità, culture di cui sono depositari, più di chiunque altro, coloro che negli apparati e nelle istituzioni preposte operano. Ed essendo a noi chiaro, reciprocamente, che quella sinergia, valorizzando l'identità ed il ruolo degli operatori poteva essere il più forte sostegno all'acquisizione, per gli operatori medesimi, di una più moderna ed adeguata dotazione di diritti collettivi ed individuali. E' questa combinazione di valori fondamentali condivisi e di strategie convergenti che hanno animato il sorgere di una collaborazione, non episodica, fra la Cgil e le forme associative a cui i presenti aderiscono. Vorrei sintetizzare in due concetti, che ancora oggi ci ispirano in questo cammino, il modo con cui abbiamo proceduto per parte nostra: prudenza e consapevolezza. Prudenza, perché ci è estranea ogni velleità di sovvertimento anche degli ordinamenti, degli statuti, dei regolamenti, anche laddove se ne ravvisano esigenze palesi di innovazione e riforma. Se ancora ve ne fosse bisogno lo ribadiamo ad alta voce. Consapevolezza della necessità di rilanciare un processo riformatore alto, oltre misure pur apprezzabili (almeno in parte) recentemente adottate; un processo che richiede innovazioni normative ed anche prassi nuove, nuove culture fondate sull'integrazione e non sulla separatezza nell'esercizio delle responsabilità e delle funzioni. Un processo a cui non può essere estraneo l'ordinamento che regola diritti e doveri degli operatori, delle persone che lavorano. E qui siamo al cuore della tematica che ci ha condotto qui stamane, e io mi accingo, perciò, alle considerazioni conclusive di questo intervento di apertura che ha il solo compito di offrire una cornice alle relazioni che seguiranno. Mi riferisco innanzitutto ed esplicitamente alla situazione degli operatori a statuto militare: due decenni di pratica delle rappresentanze ex 382/78 ne hanno consumato in profondità valori e significati originariamente innovativi. E' nostra valutazione che non basti una opera di semplice manutenzione della 382, né un amplimento, pur auspicabile, delle materie su cui prevedere l'intervento o la consultazione delle R.M. Ciò che rende, in radice, inadeguato l'impianto della 382 è, innanzitutto il totale deficit di autonomia delle R.M. rispetto alle istituzioni in cui operano. Senza autonomia reciproca non c'è trasparenza nelle responsabilità e quando i rappresentanti non sono chiamati a responsabilità ne viene inficiata in toto la loro funzione. Con un danno potenziale grave anche per l'istituzione. Noi siamo convinti che sia possibile contemperare in modo trasparente i vincoli derivati dagli statuti di militarità, dai regolamenti di disciplina, con un ambito certo e opportunamente normato affidato all'esercizio di una rappresentanza "sindacale" autonoma e democratica. Siamo altresì convinti che ciò sia indispensabile per una efficace, consapevole e responsabile affermazione dei diritti dei lavoratori e, che gioverebbe alla stessa istituzione e alla sua autorevolezza. Ci sentiamo in sintonia, in ciò, con una opinione diffusa e crescente fra gli operatori ad ordinamento militare, con le associazioni che per questi obiettivi si battono e anche con esplicite affermazioni in tal senso che abbiamo avuto occasione di riscontrare, anche recentemente, ad esempio in occasione del Convegno organizzato dal Centro Studi dello Stato maggiore della Difesa unitamente al Consiglio delle rappresentanze. Valutiamo inadeguato quanto è stato fino ad ora prodotto nell'ambito dei lavori delle Commissioni parlamentari sulla riforma della 382; apprezziamo proposte di più radicali innovazioni come il PdL che reca come primo firmatario l'on. Elio Ruffino e ipotesi analoghe che ci risultano depositate in Parlamento provenienti da altri gruppi politici. Lo scenario politico, forse, non autorizza eccessivi ottimismi (ma ci auguriamo di essere smentiti dai fatti) Abbiamo valutato con simpatia e partecipazione le controversie intentate da alcune associazioni per supposta incostituzionalità dell'art. 8 della 382 e, alla luce dell'ordinanza del Consiglio di Stato prima (2.6.98) e della Sentenza della Corte Costituzionale poi (13.12.98), osserviamo che emerge oggi, con ancora maggiore evidenza, la sollecitazione al legislatore perché sappia assumere nuove decisioni con spirito innovativo ed autenticamente riformatore. Abbiamo più di recente, espresso un parere in tal senso al Consiglio d'Europa, attraverso la CES, in merito al ricorso promosso da Eurofedop (e dichiarato ammissibile) contro l'Italia per presunta inadempienza agli art. 5 e 6 della Carta Sociale Europea (di tutto ciò avete ricevuto documentazione) considerando di grande interesse ed utilità leggere la situazione italiana in chiave comparata su scala comunitaria. Ascolteremo perciò con molta attenzione i contributi che oggi ci verranno da questo punto di osservazione. In ogni caso (e questo mi preme sottolinearlo in premessa ai nostri lavori di oggi), nelle more di questi complessi processi legislativi e istituzionali, strategicamente decisivi, ma soggetti ad una temperie politica molto problematica, non possiamo rimanere inerti. Sarebbe un atteggiamento contraddittorio con le considerazioni su cui mi sono dilungato in premessa. E dunque, anche con l'iniziativa di oggi, noi intendiamo valorizzare le forme associative per l'intanto esistenti, costituite per l'impegno leale e trasparente vostro, di tanti vostri colleghi e operative anche per un altrettanto trasparente sostegno della Cgil, massimamente consapevole e rispettoso delle reciproche autonomie statutarie e, direi, "istituzionali". UNARMA, FI.CI.ESSE e A.Mi.D (i cui presidenti intereverranno dopo di me) interpretano le modalità associative oggi possibili nel rispetto dei quadri normativi e regolamentari dati. La dottrina e la giurisprudenza ci dicono di canoni non controvertibili secondo i quali è possibile stabilire cosa sia "associazione a carattere sindacale" (di cui oggi è, pur discutibilmente, fatto divieto) piuttosto che forme associative altre, da intendersi come manifestazioni di quella libertà di Associazione garantita dall'art. 18 della Costituzione a tutti i cittadini della Repubblica. Voi dovete sapere, ma lo diciamo ai nostri interlocutori politici e siamo certi lo comprenderanno i Comandi Generali, che la Cgil, in piena autonomia e senza coinvolgere la responsabilità di altri, riterrebbe molto grave se, nelle more della più profonda riforma che auspichiamo, venissero posti in essere comportamenti lesivi di questi diritti costituzionalmente protetti. La materia è delicata e complessa, si manifesta in forme inedite rispetto alle quali non può che esserci la disponibilità di ciascuno, a partire da noi, a contenere ogni iniziativa nel rispetto dei quadri normativi vigenti; in una società moderna, civile, democratica ciò è garanzia per l'estensione e la effettività dei diritti, non può diventare una via per la loro negazione. Non posso concludere questa relazione senza un cenno alle vicende più recenti della esperienza sindacale nei corpi di polizia ad ordinamento civile. Claudio Giardullo ne parlerà in specifico e ciò mi semplifica massimamente il compito. Mi limito, dunque, ad una sola considerazione che riconnette le cose che sono certo Claudio dirà all'impianto complessivo di questa mia introduzione. La scelta di dare vita al SILP per la Cgil, interrompendo la storia per molti aspetti gloriosa della forma unitaria SIULP non fu certo motivata da intenti espansionistici o da logiche di bottega da parte della CGIL. Le motivazioni vere vanno rintracciate nelle ragioni esposte nella prima parte di questa relazione. In quell'organizzazione, il SIULP, stava ormai da tempo prevalendo una asfittica logica da sindacato corporativo, incapace di interpretare il proprio ruolo in autonomia e responsabilità. Una deriva in palese contraddizione con la crescente attenzione della Confederazione alle politiche della sicurezza. Lo Status civile ha reso praticabile una scelta che la CGIL ha incoraggiato, per quanto ancora rimanga da superare l'anacronistico divieto di adesione alle Confederazioni. Ciò che intendo dire è che, pur nella rilevante diversità di status e problematiche a ciò connesse, le considerazioni generali che ci hanno mosso sono le stesse.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
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