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Cosa succede alle nostre missioni militari in Afghanistan e Libano? Sono tanti i segnali che prevedono il rischio per i soldati italiani di poter essere coinvolti in guerre mai dichiarate. PDF Stampa E-mail

Riportiamo due utili approfondimenti che aiutano a comprendere meglio l'evoluzione geo strategica dei teatri operativi afghano e libanese in cui operano i contigenti militari italiani nell'abito delle missioni internazionali di peacekeeping.

Effetti strategici

Afghanistan in guerra, gli italiani sono sempre più sotto pressione

di Germano Dottori da l'Occidentale

L'invio di nuovi soldati in Afghanistan appena deliberato dall'Amministrazione Obama è destinato ad incidere significativamente anche sui militari italiani schierati in quel teatro. Alcuni effetti del nuovo corso sono già visibili. Altri si materializzeranno certamente nelle prossime settimane, mano a mano che il generale Stanley McChrystal articolerà in misure concrete la strategia adottata dal Comando centrale (Cencom) americano, responsabile di una vasta area che va dal Marocco al Pakistan.

Clima sempre più arroventato
Una prima vistosa conseguenza riguarda l'intensificazione degli scontri che coinvolgono i soldati italiani, specialmente nelle Province di Farah e Baghdis. È un fenomeno riconducibile in buona parte alla maggior pressione esercitata dai britannici e dagli statunitensi nel vicino Helmand, di cui è stata una manifestazione anche il recente avio-assalto condotto su Babaji dal Black Watch, uno dei più blasonati reggimenti di Sua Maestà.
Stando a quanto ha lasciato intendere il generale David H. Petraeus, a capo del Cencom, durante un suo intervento presso il Center for a New American Security lo scorso 11 giugno, proprio il Sud e l'Est dovrebbero divenire il centro di gravità della campagna alleata di questa estate. È lì infatti che le infiltrazioni delle milizie talebane, del network degli Haqqani e del braccio armato dell'Hibz-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar continuano a creare i maggiori problemi alla sicurezza della popolazione e dei contingenti alleati.
Nell'intento di favorire la separazione dei civili residenti in queste aree sfortunate dalla guerriglia che le infesta, i vertici militari statunitensi hanno deciso saggiamente, seppur tardivamente, di limitare il ricorso ai bombardamenti aerei. Ma questa scelta costringerà gli uomini sul terreno ad esporsi di più. E i rischi a loro carico cresceranno sensibilmente, anche perché i movimenti armati ostili al governo di Kabul e alle forze internazionali che lo appoggiano reagiranno al tentativo alleato di dividerli dalla popolazione locale moltiplicando i propri sforzi.
Come ha ammesso lo stesso Petraeus, l'obiettivo di assicurare una protezione credibile al grosso degli afgani non potrà comunque essere raggiunto. Lo impedirà la frammentaria distribuzione dei centri abitati sul suolo afgano: oltre 40mila villaggi spesso composti da poche case di fango, ai quali sarà impossibile offrire il presidio armato continuo di cui avrebbero bisogno per essere protetti dalla guerriglia. Manca purtroppo in Afghanistan un luogo chiave per un successo strategicamente decisivo: un agglomerato urbano che abbia un''importanza politica e simbolica analoga a quella che ha, ad esempio, Bagdad in Iraq.

Verso la prova di forza
I soldati americani e i loro alleati dovranno conseguentemente scendere a compromessi, difendendo dalle alture gli abitati maggiori ed accettando la prospettiva di sostenere cicli operativi di combattimento molto più lunghi e violenti di quelli sopportati finora, senza alcuna certezza sul risultato finale.
Il Comando centrale americano ritiene che nei prossimi mesi si svolgerà una prova di forza cruciale. Proprio per questo, mano a mano che le nuove truppe affluiscono, le forze atlantiche ed alleate passano all'offensiva. Nel solo Helmand ci sono ormai almeno 12.000 soldati americani e 9.000 britannici. E forze statunitensi stanno giungendo anche nella parte più meridionale del quadrante occidentale dell'Afghanistan, sulla quale si estende ormai una propaggine del cosiddetto Operation Box Tripoli: una grande riserva "di caccia" esclusiva, dalla quale i militari americani hanno voluto allontanare tutti gli altri contingenti occidentali presenti nell'area, per poter agire in modo più efficace e tempestivo contro ogni minaccia.
Di questi sviluppi, il ministero della Difesa italiano ha tempestivamente preso atto, abbandonando la base avanzata di Delaram e trasferendo più a nord le altre unità situate nelle zone attigue, anche per non far pagare ai nostri militari le conseguenze di eventuali eccessi nell'uso della forza da parte dei nostri alleati. Ciò non vuol dire che le unità del nostro esercito eviteranno il combattimento. Tutt'altro. Il nostro contingente ha obiettivamente cambiato postura da qualche tempo, conducendo pattugliamenti offensivi e partecipando anche alle operazioni dirette alla cattura dei più pericolosi esponenti della guerriglia.
Questa svolta non riflette soltanto la volontà del nostro Paese di adeguarsi ad una nuova strategia che non è stata ancora compiutamente declinata in tutti i suoi aspetti, ma è altresì frutto di una precisa scelta politica del governo, che ha utilizzato ancora una volta l'impegno militare in Afganistan per rinsaldare i rapporti bilaterali con Washington. Non è la prima volta che succede. Accadde infatti già nel 2003, quando l'Italia avviò l'Operazione Nibbio nella Provincia di Khost a titolo di compensazione per la mancata partecipazione ad Iraqi Freedom, e più recentemente durante la seconda esperienza di Romano Prodi a Palazzo Chigi.

Il maggiore impegno delle forze italiane
L'intensificazione dello sforzo italiano non implicherà soltanto il già programmato aumento delle truppe disponibili combat ready, e del parco dei mezzi a loro disposizione, ma altresì un apporto maggiore alla formazione delle forze di sicurezza afgane: a profitto non soltanto dell'esercito di Kabul, che già si avvale dei nostri consiglieri militari, ma anche della debole e screditata polizia nazionale, il cui rapido potenziamento è considerato un fattore critico per offrire alla popolazione pashtun una protezione adeguata dal crimine organizzato e dalle intimidazioni della guerriglia. Potrebbero arrivare in Afghanistan fino a duecento carabinieri in più: un'offerta aggiuntiva rispetto ai rinforzi previsti nello scorso aprile, maturata in occasione della recente visita di Silvio Berlusconi alla Casa Bianca, anche se forse inferiore alle aspettative dell'amministrazione americana.
A quanto si apprende, la prosecuzione dell'intervento italiano in Afghanistan costerà altri 339 milioni di euro dal 30 giugno sino alla fine dell'anno in corso. Una cifra elevata che sembra confermare quanto diversi addetti ai lavori sostengono da qualche tempo: temendo il peggio, l'Italia potrebbe essere in procinto di inviare a Herat e nella capitale quanto di meglio dispongano le sue forze armate, compresi i nuovi blindati Freccia, i fucili d'assalto di ultima generazione e i primi elementi net-centrici di cui si siano dotate le nostre unità terrestri. La speranza è che il nuovo approccio annunciato da Petraeus, che dovrebbe porre la sicurezza della popolazione locale al centro delle operazioni, inizi rapidamente a produrre gli attesi effetti positivi.

Germano Dottori è Cultore di Studi Strategici alla Luiss-Guido Carli di Roma e consulente parlamentare

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La guerra assedia i soldati italiani

di Lucia Annunziata da La Stampa.it

Leggerei questo episodio nella chiave delle vicende interne al Libano: che Hezbollah stia lavorando da vari mesi a un sistematico riarmo, mi sembra nello stato delle cose».
Così si valuta, nelle alte sfere delle Forze Armate Italiane, lo scontro - il primo in tre anni - che qualche giorno fa ha opposto i Caschi Blu in Libano alla popolazione civile. Fra i militari non sembra ci sia spazio per versioni di comodo: dire infatti che Hezbollah è in riarmo, vuole semplicemente dire che la nostra missione in Libano è entrata in una fase di difficoltà seria.
Forse è il caso di cominciare a richiedersi cosa succede alle nostre missioni. Dall'Afghanistan al Libano. Sono tanti i segnali che gli Italiani corrono il rischio di essere presi in mezzo da guerre mai dichiarate.
La presenza italiana in Libano è forse la più rilevante per il nostro Paese. L'Unifil, con oltre 12 mila uomini, di cui 2100 italiani, è sotto il comando del generale italiano Claudio Graziano, uomo unanimemente stimato. La missione Onu (Unifil) riorganizzata nel 2006, alla fine della guerra fra Hezbollah e Israele, per garantire la smilitarizzazione della fascia fra Libano e Israele, al Nord e al Sud del fiume Litani, ha come compito essenziale il disarmo della zona, dunque delle milizie di Hezbollah.
In questo senso, l'incidente più recente è significativo. Il 14 luglio è esploso accidentalmente un deposito di armi e munizioni proprio di Hezbollah, ospitato in un edificio abbandonato a pochi chilometri dal quartier generale degli italiani. E' stata aperta una inchiesta su queste armi «irregolari», ma una volta arrivate sul posto le forze Unifil sono state accolte da qualche centinaio di civili, che le ha bloccate a colpi di pietre. Un muro umano che ha circondato i mezzi militari, isolandone uno che per ripiegare ha dovuto persino sparare colpi in aria. Immagine vecchia come lo stesso Medioriente, civili, donne, bambini, armati solo di pietre, contro dei soldati. Una situazione non pericolosa, obiettivamente «umiliante».
Eppure non isolata. Come in Afghanistan, anche in Libano le acque si stanno intorbidendo. Negli ultimi sei mesi ci sono stati diversi momenti di tensione tra i caschi blu e i miliziani sciiti, di cui l'ultimo il mese scorso, quando gli Hezbollah hanno fatto ripiegare una pattuglia dell'Unifil che aveva appena scoperto un camion carico di armi e munizioni. Le tensioni preoccupano Gerusalemme, che, secondo il quotidiano liberal Haaretz, teme che il generale Graziano e l'Onu nascondano deliberatamente informazioni sul rafforzamento militare della milizia sciita, per timore delle reazioni proprio di Israele. A difesa della missione, in verità, c'è proprio la cautela con cui il Graziano si muove. Ma, come sostiene l'ufficiale prima citato, sono le condizioni libanesi ad essere cambiate. C'è di nuovo una crisi proprio degli sciiti. La sconfitta inattesa della coalizione guidata da Hezbollah alle elezioni del 2007 ha infatti mostrato i limiti della supposta popolarità dell'organizzzazione. Da allora la coalizione si è spaccata. Le altre componenti, gli sciiti di Amal, e i cristiani del generale Aoun cercano ora di rientrare nel gioco politico nazionale. Hezbollah ha risposto alla crisi impegnandosi a ricostruire la propria forza e la propria identità. La tattica è quella di nuovi villaggi dentro cui crescono basi armate - come quello che gli italiani sono andati a controllare - e lo sviluppo di traffico di armi. I luoghi sono proprio il Sud del Litani, il settore più vicino al confine con Israele, e il Nord del Litani, dove passa la strada per la valle del Bekaa, quartier generale storico di Hezbollah.
E' proprio l'area in cui vive e vigila l'Unifil, e i caschi blu Italiani. Che la missione Onu rischi di essere presa dentro la crisi dei giochi libanesi e dentro una crisi di Hezbollah, è un rischio vero. Tanto più in un momento in cui l'esplosione sociale del grande alleato Iran, espone le milizie a una grande incertezza. Dal Libano all'Afghanistan, dunque, anche contro la volontà degli stati maggiori, le nostre missioni stanno cambiando, perché a cambiare sono le condizioni in cui si svolgono.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
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