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Grido di allarme del Cocer Marina: l’orario di lavoro una conquista a rischio! PDF Stampa E-mail
Alla fine dopo tanto tuonare piovve!
Era già nell'aria da tempo il tentativo di ridimensionare la più grande conquista democratica del personale militare: l'orario di lavoro.
In verità il provvedimento non era mai stato accettato di buon grado in particolare dalle alte gerarchie militari che ricordo, quando fu approvato il provvedimento, minacciarono persino le dimissioni (mai presentate).
Poi la cosa rientrò, in particolare quando si accorsero che persino i dirigenti avrebbero potuto attingere a piene mani dai fondi dello straordinario.
La principale accusa che si poneva all'orario di servizio era che la norma rendeva i militari simili agli impiegati statali.
Nulla di più falso! Senza nulla togliere ai dipendenti statali, per un militare l'orario di lavoro è da intendersi sempre di "massima" in quanto la sua disponibilità al servizio è comunque incondizionata.
La novità introdotta dall'orario di servizio, per quanto elementare, è stata di una valenza straordinaria: ha consentito che anche i militari potessero fruire dell'art. 36 della Costituzione:
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi."

In tal modo cessarono all'improvviso tutti gli abusi dei superiori verso i propri dipendenti che fino ad allora non erano costati niente; infatti, per incanto, sparirono tanti servizi inutili.
Insomma la norma ebbe un successo totale perché realizzo una vera e propria ottimizzazione dell'impiego del personale unitamente ad una riorganizzazione del lavoro con piena soddisfazione di tutti i militari.
Naturalmente non sono sempre rose e fiori perché spesso si deve combattere con la scarsità dei fondi dello straordinario e sulla sua applicazione "discrezionale", ma in ogni caso il personale sa che se viene chiamato a fornire una prestazione lavorativa in più rispetto all'orario di servizio settimanale, può pure succedere che non gli venga corrisposto il pagamento dello "straordinario", ma perlomeno fruirà del "recupero compensativo" delle ore fatte in più.
Rimane sempre il limbo dei servizi di durata h.24 e più che l'Amministrazione, con circolari interne, ha tentato ripetutamente di interpretare le norme in maniera restrittiva, realizzando una sorta di forfetizzazione che, in alcuni casi, penalizza il personale.
Ma nel complesso la situazione è accettabile, pur con i limiti appena ricordati.
Oggi, forse perché in presenza di un quadro politico più congeniale, si ritorna alla carica e fa specie che se ne faccia carico proprio il Cocer Difesa che istituzionalmente avrebbe proprio il compito di difendere gli interessi del personale militare.
Se così non è, allora ciò che ribadiamo da tempo è ancora più valido: questa Rappresentanza Militare non è in grado di difendere con autorevolezza e con efficacia la tutela degli interessi socio professionali di tutto il personale militare.
E' evidente il limite e l'incapacità strutturale dei Cocer soprattutto se paragonati alle forme associative e sindacali ben più efficaci e presenti da anni negli ordinamenti delle Forze Armate dei Paesi europei più avanzati.
Non a caso l'Italia non ha neanche risposto all'indagine conoscitiva realizzata dall'OSCE sui "diritti umani e libertà fondamentali del personale militare della UE".
A questo punto sono lecite alcune domande:
  • a quando anche in Italia una seria riforma della Rappresentanza Militare?
  • quando sarà abolito il 3° comma dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1078 n°382 per consentire l'esercizio del diritto di associazione tra il personale militare?
  • quando verrà realizzata l'integrazione dei diritti per i cittadini militari di tutti i Paesi della Unione Europea?
  • il sistema politico italiano sarà in grado di fornire una risposta adeguata a questa richiesta di democrazia e giustizia del militari che lo Stato impiega per ogni sorta di emergenza nazionale ed internazionale?
Staremo a vedere; intanto AMID per suo conto continuerà nell'impegno di assicurare una corretta informazione su questi temi promuovendo e partecipando attivamente al dibattito in corso con le forze politiche e sociali disposte al confronto.
Infine un messaggio per chi abbocca ai "richiami per  le allodole": non esiste alcuna sorta di "specificità" in grado di soppiantare e ripagare i diritti e le libertà individuali!

(di seguito l'articolo riportato da GRNET)

I lavori di concertazione per la sigla della cosiddetta "coda contrattuale" relativa al contratto di lavoro del comparto Difesa e Sicurezza, hanno subito una battuta di arresto. Lo afferma il delegato Cocer della Marina Militare Antonello Ciavarelli. "In seguito a settimane di proficuo lavoro (a fronte di esigue risorse) effettuato dai Sindacati di polizia, Co.Ce.R. - militari e rispettive Amministrazioni, dopo una maratona conclusasi alle 4 del mattino del 11 marzo (con 18 ore di lavoro consecutive) le trattative si sono frenate a causa dalla seria problematica del mancato pagamento degli straordinari al personale della Guardia di Finanza." "Di contro - continua Ciavarelli - nella stessa sede in maniera paradossale, da parte del Cocer Comparto Difesa (Generale Rossi in primis, ndr) è stata presentata una proposta di modifica al D.P.R. 163 (vecchio contratto normativo) al fine di estendere la forfetizzazione di "tutte le attività che esulano comunque dalle normali attribuzioni derivanti dal proprio incarico" (significa, cioè, pagare qualsiasi attività di 24 ore consecutive con meno di 3 euro nette all'ora anziché lo straordinario). Dopo ampia e animata discussione e presa di posizione unanime del Co.Ce.R. Marina si è arrivati ad un accordo al fine di considerare comunque prioritario il sistema dello straordinario e del recupero, rispetto alla forfetizzazione dell'orario di lavoro."
"Dalla riunione del 10 marzo - prosegue Ciavarelli - sono emerse particolari esigenze risolvibili solo in chiave politica, come la scarsità di risorse per gli straordinari, la particolarità dell'attività della Guardia Costiera e la vita del personale imbarcato sulle Unità Navali. Su questi argomenti le sigle sindacali hanno manifestato la vicinanza al Cocer Marina e al Cocer Guardia di Finanza."
"Nel frattempo il Cocer Marina, la stessa mattina, nel tenere conto che l'attività straordinaria viene quasi sempre soddisfatta con il recupero compensativo o addirittura con il sistema dei compensi forfettari (3 euro all'ora), ha deliberato al suo Capo di Stato Maggiore di rendere trasparente, anche attraverso la pubblicazione su siti internet, la distribuzione degli straordinari nei vari ruoli."
"In momenti storici dove il Governo ha dimostrato decisionismo nell'impiegare l'Esercito e le ronde per fini di pubblica sicurezza, nell'unificare le Casse (nate per scopi previdenziali) senza ascoltare i rappresentanti dei militari ecc.., viene da chiedersi come mai non scioglie il nodo della sicurezza (interna ed esterna) con un minimo di risorse da destinare, senza tagliare indiscriminatamente anche sulla funzionalità che a sua volta va a discapito della sicurezza degli stessi lavoratori in divisa?
Per la prima volta negli ultimi 4 governi la parte politica della Funzione Pubblica è il grande assente durante le fasi di concertazione. Per certi aspetti questa assenza ha sicuramente fatto emergere la serietà e le capacità costruttive delle parti sociali. Di contro, però, in questa fase conclusiva per destinare le risorse stanziate dal vecchio governo Prodi, si è percepito come le tante esternazioni televisive di apprezzamento per chi indossa la divisa siano solo apparenza. Di fatto è emerso da parte di tutti i rappresentanti l'amaro dato della lontananza del Governo nei confronti dei lavoratori militari e poliziotti, e di conseguenza un forte dubbio che la sicurezza sia stato solo un argomento usato in campagna elettorale per avere consensi e i diritti dei militari in quanto cittadini solo un optional.
Arrivare, infatti, al mancato pagamento dello straordinario e il non riuscire a concedere al personale il recupero compensativo delle ore eccedenti, mette in serio pericolo l'orario di lavoro del personale militare. Le Rappresentanza Militari - conclude Ciavarelli - sono disposte a mettere a rischio la conquista di tale diritto? E se si a quali altri diritti i militari dovranno rinunciare?"
Nel frattempo il Cocer della Guardia di Finanza fa sapere che "nella giornata di ieri - presso il Dipartimento della Funzione Pubblica - si è svolta un'ulteriore riunione inerente il rinnovo del contratto di lavoro delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, per il biennio economico 2006/2007 e quadriennio normativo 2006/2009.
Nel corso dei lavori il COCER ha richiesto, con determinazione, di introdurre una norma per cui il lavoro straordinario prestato deve essere retribuito e può essere convertito in riposo compensativo solo ed esclusivamente su richiesta degli interessati.
Tale rivendicazione trova fondamento nell'opportunità di garantire il pagamento delle prestazioni lavorative e la stessa funzionalità delle amministrazioni, in un contesto nel quale l'esiguità delle risorse assegnate e la riduzione del turn-over, combinate con la pressante richiesta di sicurezza rischia di far diventare cronico il ricorso al riposo compensativo in alternativa alla retribuzione.
La controparte pubblica presente al tavolo tecnico, pur riconoscendo la fondatezza della richiesta ha evidenziato, considerati i limiti del mandato ricevuto, l'impossibilità al momento di recepire il principio secondo il quale ad una prestazione lavorativa effettuata deve necessariamente corrispondere la relativa retribuzione monetaria.
La mancata risoluzione di tale problematica ha costretto l'organismo di rappresentanza, dopo un'estenuante trattativa protrattasi sino a tarda notte, a richiedere un confronto con la competente autorità politica, al fine di risolvere la rilevante questione prima di addivenire alla sottoscrizione dell'accordo."

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