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La campagna elettorale sui tagli alla difesa PDF Stampa E-mail

 

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Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane molti candidati hanno speso parole e preso impegni sulla riduzione della spesa militare. Ma il tema è stato trattato con un livello di analisi decisamente insufficiente per un tema controverso come la difesa, facendo ricorso a slogan di sicuro effetto mediatico. Vale la pena quindi capire di cosa si sta parlando e non solo in termini di denaro speso.

Nel 2012 l’Italia ha speso per la difesa 21,342 miliardi di euro, cioè circa l’1,5% del Pil – calcolato sui dati di previsione dell’Istat. L’Italia è sostanzialmente in media con i paesi europei per quanto riguarda la spesa globale. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) – che con un metodo di calcolo leggermente differente arriva ad un 1,7% di Pil sul 2011 – solo Germania e Spagna tra i grandi paesi europei spendono meno di noi, rispettivamente 1,4 e 1 per cento del prodotto interno lordo. La Francia investe un 2,3% e la Gran Bretagna addirittura il 2,6% del Pil in difesa.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

I soli valore assoluto o relativo non sono comunque indicatori della qualità della spesa. Per capire se si spende bene o male è necessario andare a distinguere per cosa vengono stanziati i fondi. La voce di spesa maggiore è ovviamente la difesa e sicurezza del territorio, che con 18,9 miliardi circa copre prepotentemente l’88,5% del totale di spesa. La seconda voce di spesa, fondi da ripartire, con 2,272 miliardi, garantisce il sostegno, l’ammodernamento e l’adeguamento tecnologico delle forze armate. Restano poi 67,2 milioni di euro per i servizi istituzionali e le briciole – meno di 60 milioni – per la ricerca e l’innovazione.

Chiunque proponga la riduzione delle spese militari, deve dunque poter intervenire sulle due voci di spesa più consistenti. Deve però tenere anche in considerazione che all’interno della voce difesa e sicurezza del territorio, ben 5,725 miliardi sono allocati al funzionamento dell’arma dei carabinieri. Che si abbiano e no idee radicali su eventuali riforme delle forze armate, tagliare i carabinieri non significa essere a favore della pace, ma mettere in ginocchio il già precario sistema delle forze di polizia, con conseguenze devastanti per il controllo del territorio e la lotta alla criminalità ordinaria e criminalizzata, settore in cui l’Italia già non eccelle. Anche valutare le spese per la difesa al netto delle risorse per i carabinieri aiuterebbe a contestualizzare la situazione italiana in Europa. Senza considerare i carabinieri l’Italia spende l’1,27% del Pil per la difesa, quindi molto meno anche della Germania, utilizzata come termine di paragone “virtuoso”.

Ci sono poi sprechi e sovrapposizioni che possono essere eliminati. Molti di questi ricadono nella parte di bilancio per i servizi istituzionali: qui una riduzione degli effettivi ed una razionalizzazione complessiva del sistema porterebbe benefici anche economici, ma sempre nell’ordine di qualche milione di euro. Cifra che al comune cittadino sembra enorme, ma che è in realtà poca cosa per il bilancio di uno Stato come l’Italia.

Ancora in materia di spesa per la difesa e la sicurezza del territorio, le cifre per il settore, depurate delle risorse per l’arma dei carabinieri, assorbono di 13,175 miliardi. La marina militare riceve la percentuale minore – 14,4% – con 1,9 miliardi, mentre a esercito e aeronautica vanno rispettivamente 4,5 e 2,4 miliardi. Le risorse rimanenti sono impiegate per l’approvvigionamento militare e ripartite a seconda delle necessità. Si tratta di cifre considerevoli, che coprono i costi di funzionamento delle tre armi (esercito, marina e aeronautica) e il reperimento di tutti i materiali, il carburante e le vettovaglie necessarie al loro funzionamento. Nonostante l’ammontare di risorse destinato a questa voce di spesa, i margini di taglio – a parità di efficienza e struttura – sono risicati.

Si potrebbe risparmiare sugli approvvigionamenti, portando più trasparenza e concorrenza nel sistema dei fornitori, con appalti aperti e bandi di gara che non prevedano l’assegnazione diretta. Anche considerando un tasso di inefficienza elevato sulle gare d’appalto, si arriverebbe ad un risparmio del 10% massimo, cioè 370 milioni. Si potrebbe risparmiare sul personale, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia ha un numero di ufficiali superiore alla media dei paesi occidentali. Anche qui il risparmio sarebbe comunque nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro, per un totale, considerando anche gli approvvigionamenti, che difficilmente raggiungerebbe il miliardo.

In campagna elettorale si è parlato molto anche di acquisizioni e il capro espiatorio principale sono stati gli F35. Di questi velivoli si è detto tutto ed il contrario di tutto, spesso a sproposito e gonfiando le cifre in modo strumentale. Il governo Monti ha ridotto il numero di velivoli da 131 a 90, portando il costo finale di acquisizione a 13 miliardi di euro. Queste sono le risorse globali da stanziare su un arco di diciassette anni: quindi la cancellazione del programma porterebbe ad un risparmio di 13 miliardi in questo arco temporale e non nel solo 2013. Si è parlato anche dei costi di gestione, sicuramente alti a causa della tipologia di velivolo. Costi di gestione che sono presenti anche per gli attuali Tornado e AMX e per qualsiasi altro velivolo si decida di acquistare al posto degli F35 – anche se meno ingenti. A meno che l’opzione non sia pensionare i vecchi aerei e non comprarne di nuovi, riducendo pesantemente le capacità militari dell’aeronautica.

L’Italia ha già speso 2,1 miliardi di euro per lo sviluppo del velivolo e alcuni di quei politici che oggi criticano l’F35 votarono a favore di questo investimento. Uscire oggi dal programma è possibile, ma non si può negare la cifra già spesa per la progettazione e lo sviluppo di cui beneficerebbero solo gli altri paesi. Come non si può non tenere conto degli 800 milioni spesi per l’impianto Final Assembly and Check-Out di Cameri. Un investimento che, se si decidesse di troncare con gli F35, verrebbe gettato al vento. L’impianto viene criticato da più parti perché con il solo contratto italiano non funziona a pieno regime, cioè non assemblerà un numero di aerei sufficiente per essere efficiente. Questa potrebbe essere la base di partenza per trovare accordi con altri paesi che partecipano al programma F35 per assemblare in Italia anche i loro velivoli, rendendolo efficiente.

Si è poi parlato, poco e male, dei due sottomarini classe U212, uno dei quali dovrebbe essere commissionato nel 2013 e l’altro nel 2014. Il governo ha già stanziato 168 milioni di euro per queste due nuove unità, mentre 1 miliardo è stato speso nel passato per il Todaro e lo Scirè. I due nuovi battelli costeranno all’Italia un ulteriore miliardo, ma, a differenza dell’F35, le ricadute in termini di lavoro per il paese sono certe e importanti. I battelli saranno costruiti da Fincantieri a Muggiano, sostenendo quindi l’economia in termini di posti di lavoro e di entrate monetarie per l’industria cantieristica nazionale.

Oltre che per i numeri distorti la campagna elettorale si è caratterizzata per la totale assenza di progettualità sul ruolo dell’Italia nel mondo. Nessuna coalizione ha saputo dare un’idea di quale strada intraprendere e questo è ancora più grave quando si propone di effettuare tagli alla spesa per la difesa. Si può anche proporre di portare la spesa della difesa a zero – al netto delle risorse per i carabinieri – e quindi cancellare le forze armate, ma non senza avere un’idea chiara di cosa fare della nostra politica estera. Medesimo discorso deve essere fatto nel caso si decida di ridurre sensibilmente queste spese. In ogni caso si tratta di una materia complicata, meritevole di un dibattito parlamentare strutturato che tenga conto della posizione italiana in una regione difficile e potenzialmente esplosiva tra Balcani, Mediterraneo e nord Africa.

di Andrea Bizzarri di Meridiani Relazioni Internazionali

 
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