Autenticazione



3D Il Giornale

Newsletter

  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 31 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 24 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 17 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 10 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 19 Giugno 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 05 Giugno 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Mercoledì 28 Maggio 2008

Articoli correlati

Cerca

Convegno del 23/02/01 PDF Stampa E-mail
Nel tentativo di adeguare le strutture militari alle esigenze della società, l'organizzazione delle Forze armate europee è stata oggetto di continue modifiche. Le "aspettative sindacali" e le "tentazioni restauratrici" sono state le modalità con le quali la nazioni del continente hanno affrontato diversamente la questione militare. Generalmente le "aspettative sindacali" sono mosse dalla prospettiva di ristrutturare le Forze armate introducendo tecnicità, managerialità ed incentivazioni economiche, il tutto anche attraverso l’esercizio della contrattazione collettiva e la piena integrazione con la società civile, molte volte accompagnata certamente dalla sfiducia verso le alte gerarchie militari vista le loro "tentazioni restauratrici" che fanno della retorica difesa militare della Patria il perno su cui dare continuità alla separazione dei militari dalla società sul terreno dei bisogni e dei diritti.Mentre Francia, Gran Bretagna ed USA, paesi di grande rilevanza strategica, hanno scelto la mediazione tra restaurazione e spinte sindacali, quasi tutti i Paesi europei, ad eccezione di Grecia, Spagna e Portogallo, hanno aperto le porte alla sindacalizzazione. La peculiarità dell’Italia sta nella forte contraddizione esistente tra; la restaurazione tout-court; e la pressante spinta democratica degli operatori per il diritto alla sindacalizzazione.Il movimento riformatore italiano nasce nel 1950 allorquando furono create 6 associazioni composte da personale in congedo. Nel 1969 nacque il periodico "L'aiutante ufficiale", un quindicinale delle forze armate che elaborò una iniziativa la quale portò alla costituzione della prima associazione in cui confluirono sia i quadri in congedo che quelli in servizio, denominata ANAM (associazione nazionale dell'aeronautica militare). Sin dalla nascita le sue tendenze erano spiccatamente sindacali. Nel 1972 il giornale venne ridenominato "Il giornale dei militari" e l'ANAM si trasformo in SINAM (Sindacato Nazionale Aeronautica Militare). Nel frattempo in Europa nasceva l'EUROMIL: l'organizzazione europea che oggi riunisce ben 26 associazioni sindacali di 17 paesi d'Europa. L'obiettivo della piena sindacalizzazione militare italiana sembrava allora alle porte. Ma le alte sfere della gerarchia militare e talune parti politiche non persero occasione per creare un movimento di opinione che andasse in direzione opposta ai diritti sindacali. Il Corriere della Sera, La Stampa e Panorama, rappresentarono negativamente il processo di sindacalizzazione di quei Paesi europei che sperimentavano processi di riforma democratica. Malgrado ciò, il 12 ottobre del 1972 l'On. Nicolazzi esternò all'allora Ministro della Difesa Tanassi l'esigenza di dare tutela ai militari. Attraverso rappresentanze viste anche quali strumenti partecipativi atte a rivalutare la scaduta immagine delle Forze armate. Il 4 maggio del 1973 il Sen. Spora presentò un disegno di legge per la sindacalizzazione dei militari, causando non pochi dibattiti e scontri politici. Definendo un'offesa alla democrazia la difesa d'ufficio che i cittadini militari ricevevano dallo Stato a protezione dei loro diritti di lavoratori, e denunciando la triplice veste di datore di lavoro, di rappresentante delle istanze e di censore dello Stato, il disegno di legge non prevedeva alcuna limitazione associativa sindacale. Nel 1975 nacque il movimento democratico prima dei sottufficiali e poi di tutti i militari. La prima manifestazione avvenne nel settembre del 1975 a Treviso ove 600 militari in divisa scesero in piazza per protestare contro l'arresto del sergente Soggiu, che in Roma aveva depositato, con altri colleghi e senza autorizzazione, una corona di fiori al milite ignoto. Successive manifestazioni avvennero a Mestre e Milano con afflusso di 1500 e 5000 militari. In quell'anno il parlamento incaricò una commissione interministeriale di elaborare una bozza per la riscrittura del regolamento di disciplina militare, che risaliva al 1964. Tra il 1975 ed il 1978 però si ebbe uno dei periodi più bui della storia del nostro Paese. La sfida del terrorismo, l'instabilità politica, l'uccisione del Procuratore Generale della Repubblica Coco e gli uomini della scorta, la fuga di Kappler, l'economia nazionale vacillante con l'inflazione giunta al 22%, gli scandali politici, i servizi segreti deviati, e l'uccisione di Moro e degli uomini della scorta. E’ in questo clima che nasce la legge 382/78 sulle "Norme di principio della disciplina militare", ed è questo clima che le mediazioni parlamentari subiscono nell’approvare la legge, la quale evidenzia subito i limiti e le mancate risposte ai militari sul terreno della democratizzazione.Sulla base delle esperienze ventennali vissute dalle rappresentanze militari, si può affermare che l’equivoco nasce dal come è stato impostato l’art.18 della legge 382/78 e poi, successivamente, dalle restrizioni operate dai regolamenti attuativi ed interni delle rappresentanze militari, i quali pretendono di regolamentare le attività di tutela applicando il principio della disciplina militare che, come si sa, è l’esatto opposto di una rappresentanza democratica, libera e volontaria, senza quale non è possibile esercitare nessuna tutela. Ecco perché gli organi di rappresentanza previsti dalla 382 non potranno mai garantire tutela, soprattutto quelle individuali.Persino gli stessi organismi militari, nel corso della loro attività, hanno manifestato l'inadeguatezza degli strumenti a loro disposizione. E sono ormai molti i delegati che ufficiosamente denunciano il completo controllo che i vertici militari esercitano sulle rappresentanze ad ogni livello, attraverso l’organizzazione della sudditanza psicologica, le intimidazioni, le minacce di trasferimento e le ritorsioni.Cosicché l'articolo 1 della legge 382/78, e cioè che "Le forze armate si informano ai principi costituzionali", viene ad assumere un significato solamente propagandistico. La denuncia sulle contraddizioni esistenti tra la 382 e diritti costituzionali italiani e sulle difformità tra legislazione nazionale e i dettati Europei, è esemplarmente sottolineata nel parere espresso dalla CGIL al Consiglio d’Europa attraverso la Confederazione Europea Sindacale, che troverete nella cartella consegnatavi e che vi consiglio di leggere attentamente per esimermi dall’illustrarla compiutamente in questa comunicazione.In quel parere emerge con chiarezza che la 382 non è la carta dei diritti ma solo dei doveri, producendo in tal modo le profonde differenze che intercorrono tra una normale organizzazione sindacale e la rappresentanza militare., Mentre il sindacato consente la tutela globale e individuale degli interessi dei lavoratori, la rappresentanza non garantisce, non dico la tutela sindacale, ma nemmeno quella legale, in quanto questa attività è bandita e considerata come attività sovversiva, in pieno contrasto con i più elementari diritti costituzionali. Se il sindacato garantisce l'intervento in ogni fase del rapporto di impiego, la rappresentanza militare non lo può fare in qualsiasi fase, non parliamo poi delle rigide esclusioni dei soli pareri relativi alle materie riguardanti l'ordinamento, l'addestramento, le operazioni, il settore logistico-operativo, il rapporto gerarchico-funzionale, l'impiego del personale. Il solo ruolo concertuale della rappresentanza, esercitato senza nessun possibile ricorso alla mobilitazione, non gli dà nemmeno il potere di siglare le intese contrattuali: la contrattazione centrale e decentrata diventa così un funzione assunta dai Comandi. L’assenza di una qualsiasi autonomia economica mette la rappresentanza alla totale dipendenza delle gerarchie militari che devono autorizzare o meno le spese della rappresentanza militare. Si proibisce di fatto il rapporto dialettico tra militari e società. Non è un caso che l'unico convegno organizzato sino ad oggi è stata la commemorazione del ventennale della 382.In qualsiasi momento poi la gerarchia militare può intraprendere un'azione disciplinare per far cessare dal mandato quel rappresentante scomodo. Ne fa testo il caso del Maresciallo dei Carabinieri De Luca che, impegnato nell’opera di democratizzazione dell'Arma, 15 giorni prima delle elezioni della rappresentanza è stato punito con la consegna di rigore per escluderlo dalle consultazioni elettorali.Con la proibizione del rapporto tra rappresentanti e rappresentati e in mancanza dell’istituto della sfiducia per ragioni sindacali, i Cocer sono costretti a rappresentare solo se stessi, ed è per questo che non devono dare conto alla base ma ai vertici militari del loro operato.Il tutto con un costo annuo per lo Stato di quasi 40 miliardi di lire, ed ecco allora come importanti apparati e loro rappresentanze, che dovrebbero garantire moralità alla cosa pubblica, inconsapevolmente e nei fatti diventano complici di un’azienda Stato inefficiente e dispendiosa.Malgrado tutto ciò, oggi però il livello culturale degli appartenenti alle Forze armate si è elevato; la globalizzazione delle informazioni, la partecipazione dei militari alla vita sociale del Paese attraverso il volontariato associativo ha contribuito a determinare una nuova figura del militare, non più disposto a soggiacere alle privazioni e alle ghettizzazioni da cittadino di serie B. Le iniziative delle associazioni volontarie hanno portato ad incrociare diversamente la questione militare con la politica, la giustizia amministrativa e a volte anche con quella penale. Con la nascita, a partire dal 1993, di associazioni dalle finalità culturali, sociali e professionali vere sul piano progettuale, quali UNARMA per i carabinieri, l'Assodipro per le Forze armate, Il Centro per la Finanza; poi ancora più di recente l'A.Mi.D (Forze armate) e FiCiEsse (Guardia di Finanza), che rappresentano più di 25.000 uomini, si è costituito un nuovo fronte per la democrazia delle Forze Armate. Purtroppo il Ministro Mattarella, in sede di dibattito alla Camera sul "caso Pappalardo", anziché ricercare le cause all’interno dell’Amministrazione ha invece accusato indistintamente le associazioni, dando segnali non tanto occulti ai Comandi per la repressione delle stesse.Ciò è stato puntualmente fatto ma, guarda caso, non nei confronti dell’associazione che ha avuto un ruolo di primo piano nell’intricata vicenda politicamente strumentalizzata, bensì solo nei confronti di UNARMA, cioè di quella associazione che si è responsabilmente tenuta fuori dal ginepraio di quei giorni.UNARMA è stata così colpita da un provvedimento che vieta ai militari di farne parte esponendo i suoi iscritti a possibili inchieste disciplinari. A causa di ciò e in violazione della pur blanda legge 382, il sottoscritto non potrebbe intervenire a questo e ad altri dibattiti pubblici, così sono costretto ad intervenire come direttore del "IL GIORNALE DEI CARABINIERI". In questo modo si vogliono colpire non solo le aspettative di sindacalizzazione, ma anche il libero diritto associativo riconosciuto dalla Costituzione, individuando eversivamente in esso il nemico culturale attraverso il quale può passare il "pericolo" dell’allargamento dell’area dei diritti.E’ la nuova spinta associativa, e il sostegno sindacale che riceve, che induce le forze restauratrici capeggiate dai vertici militari a contrapporsi cocciutamente alla nuova realtà che sta emergendo, contando a volte purtroppo su fiancheggiamenti di sentenze emesse più politiche conservative che giuridiche.Per fare questo però i vertici militari godono della compiacenza dei responsabili di Governo che, privi di motivazioni politiche, giuridiche e costituzionali, preferiscono trincerarsi dietro al luogo comune "che i militari devono assolvere particolari e delicati compiti!", e che quindi le forme di rappresentanza non devono minare la coesione disciplinare delle Forze armate. Ciò che invece serve per il paese tutto e non solo ai militari, è una logica autonomia del potere legislativo e esecutivo rispetto a quello amministrativo, a partire naturalmente dai Ministri e dai Sottosegretari, a volte eccessivamente sensibili al dire dei vertici militari. Se queste logiche politiche italiane avessero una ragione, allora l'Euromil, l’organizzazione sindacale Europea dei militari che riunisce 26 associazioni e sindacati di ben 17 paesi europei, non dovrebbe esistere e andrebbe sciolta immediatamente.Ma l'Euromil è il vaso di Pandora dei militari di tutta Europa. Il suo Presidente Mr. Rotboll è qui con noi per manifestare tutta la sua solidarietà attraverso la sua grande esperienza di uomo, di militare e di leader europeo. Mr Rotboll è il Presidente, l'anima, il fondatore della più grande struttura associativa militare del mondo in cui diritti e doveri si armonizzano perfettamente con lo stile e l'essere militare. L'Euromil è accreditata presso il consiglio d'Europa, partecipa alle riunioni con la Nato, ha incontrato il Segretario dell'ONU, Kofi Annan, e contribuisce in modo determinante alla coesione dei militari europei nell'ambito progetto di fratellanza e di pace. Devo confessarvi che in occasione dell'ultimo meeting di EUROMIL, dinanzi ai Segretari dei sindacati militari Europei, compresi persino Russia, Ungheria e tanti altri paesi, mi sono un po’ vergognato quale italiano perché mi sono sentito l'extracomunitario d’Europa.Se poi si aggiunge che faccio parte di un’Arma dai compiti non di difesa ma di sicurezza, che opera cioè in un settore dove le Forze di Polizia ad ordinamento civile hanno il sindacato, la negativa specificità italiana è apparsa ancor più agli occhi di tutti.Nel nostro paese gli stessi magistrati, dai compiti notoriamente più delicati dei nostri, sono liberamente associati in libere e volontarie organizzazioni che è difficile definire non di tutela della categoria, da qui il rammarico totale dei militari che però continuano imperterriti ad animare proposte. Per questo la battaglia ci stimola, ci preoccupa ma ci appassiona nello stesso tempo. A chi ci vuol riportare indietro nel tempo rispondiamo che ora siamo meno soli e quindi forse più forti di prima. La nostra inesperienza oggi ha il sostegno dalla scesa in campo delle grandi associazioni sindacali, delle testate editoriali, militari e non, di onorevoli, senatori e semplici cittadini, La più grande confederazione sindacale del Paese, la CGIL, sancisce il suo impegno attraverso l'autorevole presenza qui del suo segretario generale, Sergio Cofferati, che ringraziamo vivamente per il contributo suo e della sua organizzazione Assieme tante sono le iniziative già intraprese ma tante ancora sono quelle da intraprendere. Il ricorso da noi presentato giunto sino alla Corte Costituzionale è ora all'attenzione del Consiglio di Stato per la definitiva sentenza di merito sul diritto sindacale. Il cammino sarà probabilmente meno disagevole grazie anche all'impegno costante e incessante assunto dalla CGIL, in primo luogo tramite Enrico Corti e Beppe Casadio che colgo l'occasione per ringraziarli affettuosamente. Tra le diverse iniziative, e non certamente l’ultima, vi è il ricorso al Consiglio d’Europa e l’interessamento della Confederazione Europea Sindacale. Siamo cioè in presenza di due grandi organizzazioni sindacali che sostengono il procedimento avviato in sede Europea contro i Governi Italiani per il mancato riconoscimento nel nostro paese dei diritti costituzionali e sindacali per i militari.L'appoggio incondizionato alla nostra causa è dato anche dall'Euromil e dell'ETUC, altra grande organizzazione sindacale europea, con iniziative tese a ricevere risposte istituzionali entro la fine di quest'anno. A nome delle associazioni qui presenti, annunciamo l’avvio di un ricorso alla Corte di Giustizia europea per il riconoscimento dei diritti fondamentali dell'Uomo.A cura di UNARMA e delle altre associazioni militari europee aderenti all'Euromil, sono stati stilati protocolli d’intesa per la costituzione di un fronte unitario Europeo sulle libertà dei militari.Ma la battaglia giuridica non è l'unica strada per raggiungere l'obiettivo e un cambiamento così importante per la vita sociale del Paese non può avvenire senza il consenso della politica. E’ pertanto più che auspicabile che il recente Disegno di Legge presentato dall’On. Ruffino, fortemente innovativo sul riconoscimento del diritto sindacale rispetto alla 382 e alla discussione in Commissione Difesa del Senato per le revisione della stessa, trovi una corsia prioritaria per la riforma della rappresentanza militare in questa legislatura.Ci diranno che i tempi sono stretti, ma noi crediamo che il vero problema sta nella volontà. Per questo riteniamo che spetta innanzitutto alle forze politiche di maggioranza il compito di adoperarsi fattivamente attraverso un maggior loro impegno per la realizzazione della riforma. Del resto, con la costituzione del sindacato di polizia SILP per la CGIL e con il contributo delle capacità del suo responsabile Claudio Giardullo, il fronte per la conquista delle piene libertà sindacali si allarga, creando le premesse per la realizzazione della pari dignità tra gli appartenenti alle Forze di polizia. Ciò perché, nel bene e nell'interesse degli operatori della Forze dell’ordine e delle Forze armate, dei cittadini e del paese intero, si rende oramai ineludibile l’esigenza di aprire le porte di tutti gli apparati della Stato alla democrazia.Una democrazia che basa le sue fondamenta sulla libertà sindacale, la libertà ed il rispetto delle libertà degli altri, la libertà di partecipazione nella vita politica e sociale del Paese. In sintesi la libertà di uomo che può e deve conciliarsi con l'essere militare la cui condizione deve essere riabilitata e promossa a cittadino di Serie A. E' questo l'augurio di tutti noi, confidando che questo convegno rappresenti una svolta importante sul come nel nostre paese, generalmente, si affrontano i temi relativi ai bisogni e ai diritti dei militari.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

 
Sostieni anche tu l'informazione del portale A.Mi.D. effettuando una donazione volontaria.